«Cari genitori», per Natale donate tempo ai vostri figli
È consueto di questi giorni domandarsi «cosa regalo a Natale?» Oppure «quali doni metteremo sotto l’albero?». Forse servirebbe prima chiarire la differenza tra regalo e dono. Il primo ha più a che fare con la tradizione consumistica mentre il dono è un’offerta più simbolica che commerciale da riservare a un evento o un incontro.
Il dono quindi è un segno del legame che abbiamo e sottolinea la relazione. È solitamente un pensiero che unisce e accomuna spesso di scarso valore commerciale che quasi ci chiede una giustificazione: «E ma è solo un pensiero», abituati come siamo ai regali costosi. Invece sbagliamo perché un pensiero vale molto di più.
Lo sanno i bambini e gli adolescenti che sentono l’importanza di essere nei pensieri di un genitore in quanto si cresce solo se pensati. Ma anche gli adulti e gli amanti conoscono l’importanza per l’amore di stare nei pensieri dell’altro. Perché allora senza alterare la consuetudine, quest’anno non proviamo ad aggiungere ai regali un dono per i figli, le persone care o gli amici!
Penso all’idea di «donare tempo» perché abbiamo necessità di presenza affettiva meno frammentaria e più stabile. Si tratterebbe di promettere e assicurare nelle relazioni l’impegno per un tempo regolare da riservare all’ascolto partecipato e al dialogo. Ne trarrebbe utilità anche chi promette, visto che siamo alle prese con una quantità di cose e con la sensazione di non avere mai tempo a sufficienza per realizzarle.
Aiuterebbe a dare priorità ai bisogni e più significato alle relazioni. Servirebbe di certo ai figli di oggi grandi e piccoli che sembrano avere un’agenda fitta di appuntamenti da fare invidia a un manager. Sorprende non poco vedere che i padri italiani trascorrono massimo 15 minuti al giorno a giocare con i bambini e più del 50% genitori al rientro a casa la sera, si collega alla Rete, invece di interagire con i figli.
Per evitare l’ozio ad esempio, abbiamo messo al bando la noia. Ora gli adolescenti non sanno più starsene distesi sul letto «con gli occhi appesi al soffitto» a pensare a sè stessi e a cercare risposte alle tante domande che affollano la mente in quest’epoca. Un tempo per ascoltarli e guardarli sarebbe davvero necessario. Ma anche ai bambini servirebbe il tempo dell’adulto, perché non sanno più giocare tra di loro in modo libero o con i piccoli oggetti quotidiani.
E poi i grandi non li osservano! Anzi gli adulti non si guardano più negli occhi, presi come sono dal display dei dispositivi.
Promettere di donare tempo, invece potrebbe essere anche il solo mettere in comune con regolarità uno spazio per ridere, per fantasticare, sognare e per oziare insieme così da scoprire che un po’ di ozio fa bene!
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