«Cari genitori», il dolore delle vittime di bullismo
Ogni mercoledì la rubrica «Cari genitori», curata da Giuseppe Pino Maiolo, propone pillole di riflessione educativa, che potranno partire da una notizia di attualità.
La tragedia
La tragica storia di
Leonardo, 15 anni di Senigallia, vittima dei bulli che di recente si è tolto la vita con la pistola del padre, ci impone di riflettere.Partiamo dal silenzio e dalla solitudine. Gli adolescenti che stanno male spesso silenziano in maniera totale il loro dolore. Lo nascondono o non lo mostrano a nessuno. Meglio, non lo dicono a parole, ma lo narrano con il linguaggio del corpo. Anche perché gli adulti di solito non lo intercettano e invece si aspettano che i figli dicano come si sentono.
I ragazzi a quell’età invece non parlano da soli e se li interroghi rispondono a monosillabi. Dovremmo insegnare loro l’arte del dialogo e smetterla con gli interrogatori se vogliamo che si raccontino. Nel caso specifico Leonardo ha parlato, pare. Ha detto delle angherie e delle vessazioni subite, ha chiesto aiuto per far smettere insulti e umiliazioni.
Ma la maggior parte tace, non sa che si può e si deve denunciare il bullo o il gruppo che insulta, o prende in giro e minaccia. Non sa che ci sono leggi come la n. 70 del 17 maggio 2024 che prevedono di segnalare le offese e far smettere le offese. Molti si isolano da tutto, dalla realtà sociale, dalla scuola, dai compagni e si ritirano nella loro sofferenza.
Autolesionismo
Non di rado nasce così l’autolesionismo. Non è un destino, nemmeno un desiderio ma una specie di illusoria soluzione: si fanno male per star bene! Perché cominciano a tagliarsi ai polsi, alle cosce o all’addome e così facendo si distraggono dal dolore interno che non sanno gestire.
Succede perché in adolescenza il corpo diventa lo spazio delle trasformazioni, il contenitore di quel mondo interno sconosciuto e scarsamente esplorato perché alle emozioni e ai sentimenti viene data poca attenzione. Nel corpo esplode la sessualità e le sue imbarazzanti pulsionalità, mentre la tempesta ormonale si alterna all’ansia e all’angoscia.
Segnali
Il cutting, cioè quei tagli sul corpo non sono punizioni, ma segnali di un malessere che oggi non sembra essere pericoloso, anche se non va mai sottovalutato perché potrebbe diventare consistente e far aumentare i pensieri autodistruttivi e suicidari. In ogni caso per l’autolesionismo c’è bisogno di adulti attenti, responsabili capaci di accorgersi presto dei tagli abilmente tenuti nascosti da braccialetti e felpe lunghe o camuffati da incidenti.
Se ci si accorge, non serve un interrogatorio poliziesco, ma è più importante accettare la sfida educativa e trovare la forza di comprendere e accogliere il dolore del figlio, la sua fragilità e le sue ansie.Più indicato è un aiuto esterno, un sostegno per genitori e figli, perché non sempre ce la possiamo cavare da soli.
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