«Cari genitori», cosa sono le «Challenge» virali sui social

Secchiate d’acqua ghiacciata, selfie sui binari e catene alcoliche: le imprese sono tante e diverse. Nonostante gli effetti dolorosi, alimentano con rapidità l’emulazione di molti
«Cari genitori», cosa sono le «Challenge» virali sui social
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Le sfide di oggi, che con una parola inglese vengono chiamate «Challenge», sono però prove e comportamenti estremi che attraggono i giovani  e la cui diffusione è diventata virale sul web e nei social. Sfide che stanno diventando una moda.

Sfidare e sfidarsi in adolescenza è sempre stato il modo per misurare se stessi e confrontarsi con gli altri o battersi per cambiare la realtà. Oggi invece questi comportamenti estremi si fanno a prescindere dalla trasgressività tipica dell’adolescente di una volta. Si fanno per diventare popolari e ottenere visibilità, per avere riconoscimenti e like. E poiché la vita è sempre più online, si moltiplicano le «Challenge» che catturano bambini e adolescenti, è qualcosa di quotidiano.

Tipologie ed effetti

Ce ne sono di tutti i tipi in internet: c’è la sfida delle secchiate d’acqua ghiacciata, i selfie sui binari, le catene alcoliche, la sfida di mordere una capsula di detersivo per lavastoviglie e tante altre.

Tempo fa in un liceo padovano andava di moda un gioco assai bizzarro: a scuola, durante la pausa, c’era chi si divertiva a dare testate contro una lavagna o un armadietto di metallo e farsi riprendere facendo queste bravate.

Imprese che, nonostante gli ovvi effetti dolorosi, alimentano con rapidità l’emulazione di molti. Ma che sia rischioso rompersi la testa e finire al pronto soccorso, poco conta. Al di là dell’autolesionismo, è il piacere prodotto dall’adrenalina che sostiene la sfida, il gusto del divertimento che azzera la percezione del rischio e il gioco dell’emulazione che permette di non sentirsi diversi dagli altri e fuori dal gruppo.

Gioca molto però, anche la scarsa capacità di controllo delle proprie azioni che manca agli adolescenti, i quali non possono contare sulla piena funzionalità di alcune aree del cervello ancora in via di sviluppo come i lobi frontali.

Prevenzione ed educazione

Serve che vi siano adulti di riferimento, genitori e insegnanti, che sappiano esercitare il controllo che a questi ragazzi manca e che siano informati su tutti i fenomeni pericolosi che si può sviluppare con queste prove. Serve pertanto prevenzione e educatori in grado di attrezzare i bambini e gli adolescenti a percepire adeguatamente il pericolo. Servono anche che vi siano adulti capaci di aiutarli a non farsi influenzare da tutto quello che circola rete.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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