«Cari genitori», come stiamo educando i maschi?
Ogni mercoledì la rubrica «Cari genitori», curata da Giuseppe Pino Maiolo, propone pillole di riflessione educativa, che potranno partire da una notizia di attualità.
Cari genitori, sono appena passate le due giornate di novembre che ogni anno ci ricordano diritti dell’infanzia e la lotta contro la violenza sulle donne. Un’occasione sempre preziosa per riflettere su questi due aspetti della nostra società. Ma devo dire che nonostante conferenze, marce, fiaccolate siamo ancora distanti dal risolvere questi problemi ovvero la violenza maschile e la povertà educativa che è in aumento.
Pensiamo alla mattanza delle donne, quella dei femminicidi che per l’anno 2024 restano tanti, ma pure alla violenza fisica, a quella psicologica, allo stalking, non possiamo dire che stia migliorando la situazione se al nr. 1522, il telefono antiviolenza, nei primi mesi dell’anno sono arrivate circa 48 richieste di aiuto, un 57% in più rispetto allo stesso periodo del 2023. E allora dobbiamo chiederci come stiamo educando i maschi e come dovremmo cominciare ad occuparci del loro maschile.
Io mi occupo da molti anni di violenza sui minori e tra i minori (il bullismo) e da sempre vado dicendo che la prevenzione deve iniziare presto, prestissimo. Che bisogna puntare sull’educare alle relazioni attivando non con le prediche ma laboratori sulla comunicazione affettiva sia per i minori che per gli adulti di riferimento (genitori e insegnanti).
Cosa possono fare i genitori
Prima ancora andrebbero modificate certe espressioni degli adulti tipo «Non urlare!» (urlando) oppure «Non rispondermi in questo modo» che non servono. I figli vanno educati all’autocontrollo già famiglia e alla gestione dei conflitti, magari con la negoziazione e la mediazione. Dovremmo combattere il mito del maschio forte. Cominciamo col rivedere frasi come «Ora che sei un ometto» oppure «Amore, i maschi non piangono!» purtroppo ancora in voga.
Poi c’è un gran bisogno di padri che in adolescenza si accollino con competenza l’educazione dei figli, in particolare dei maschi. Che affianchino le madri ma prendano in mano di più il progetto educativo. C’è necessità di padri capaci di ascoltare e parlare, ma non solo calcio per far fronte al silenzio ma in grado di parlare dei loro sentimenti e di quello che provano.
C’è un bel libro dal titolo «Per Diventare uomini» in cui l’autore, il poeta Robert Bly (A. Mondadori Editore), dice che i maschi hanno bisogno di un padre attento e vicino, anche quando fisicamente distante, in grado di narrare delle proprie fragilità e di ciò che ha fatto, dei successi avuti ma anche dei fallimenti senza vergogna. Fin da piccoli i figli hanno bisogno di un genitore autentico che aiuti i maschi a rintracciare il proprio maschile e riconoscere che i sentimenti di aggressività e di tenerezza, di forza e di dolcezza sono polarità esistenti da riconoscere e saperli gestire.
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