«Cari genitori», bulli si nasce?
Ogni mercoledì la rubrica «Cari genitori», curata da Giuseppe Pino Maiolo, propone pillole di riflessione educativa, che potranno partire da una notizia di attualità.
Negli ultimi tempi a seguito dei frequenti fatti di cronaca, mi è stato chiesto spesso se bulli si nasce. Anticipo subito la risposta che è lapidaria «No, si diventa!».
Approfondiamo e partiamo dal dire che il bullismo è un comportamento grave fatto di violenza fisica e psicologica, prepotenze, offese, minacce dirette e indirette, o reali e virtuali.
Ma va sottolineato che è sempre un comportamento intenzionale e persistente che si basa sul fatto che il bullo si sente dominante e dotato di potere nei confronti di un suo pari che ritiene debole e indifeso. Ritiene di potersi concedere tutto e di tiranneggiare chi vuole. Pensa che non vi sono limiti al suo agire e trova sempre giustificazioni, così quando rimproverato dice «Ma era uno scherzo, e anche l’altro si diverte».
A ben guardare possiamo dire che al bullo mancano i confini e le regole. Oppure è un prepotente che ha subito prepotenze, a sua volta offeso e trattato male, magari picchiato e, con una certa frequenza, uno che ha patito violenze in casa o ha assistito.
I bulli
Spesso i bulli provengono da famiglie permissive, molto concessive, da genitori e educatori poco normativi che non mettono regole e non sanno delimitare i confini, incapaci di dire «no» oppure distratti e distanti sul piano affettivo.
Questi bambini crescono con grande fatica e rischiano di diventare adolescenti con grandi difficoltà a relazionare con gli altri, propensi a pensare che i rapporti siano di forza o di violenza e che ci si debba sempre difendere aggredendo gli altri.
Il bullo ritiene che uno si possa permettere tutto e senza limiti. Oppure pensa che non serve aspettare il proprio turno per soddisfare i propri bisogni e crede che i diritti siano solamente i suoi. In altre parole si ritiene «onnipotente», un piccolo «imperatore» a cui gli altri si devono inchinare. Un tiranno Insomma che può fare ciò che vuole tanto poi trova adulti che minimizzano o giustificano le sue imprese dicendo «Ma era solo bravata!».
Insomma i piccoli bulli crescono senza regole e limitazioni, incapaci di gestire le proprie emozioni, anzi analfabeti che non riescono a cogliere quello che sentono e meno ancora cosa provano gli altri che bullizzano. Non si intenda questo come una giustificazione dei loro comportamenti violenti, ma va detto che sono bisognosi di aiuto perché, per quanto possano sembrare forti e determinati, sono fragili, anzi fragilissimi.
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