Allarme degli alcolisti anonimi: «Rischio alto, ma sottovalutato»

A preoccupare è l’abuso soprattutto tra i giovani. L’accesso ai servizi dedicati è stabile
Il primo bicchiere di alcol in Italia arriva a 12 anni
Il primo bicchiere di alcol in Italia arriva a 12 anni
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Lo cercano, non ne possono fare a meno, l’assenza scatena tachicardia, tremori, nausea e vomito, agitazione. La dipendenza da alcol è come tutte le altre, ma bere è socialmente accettato. E per i giovani assumere alcol (spesso tanto) nel fine settimana è quasi un obbligo, pena essere bollati come diversi. Uso e abuso si confondono.

I dati

Secondo la Fondazione Veronesi, in Italia, i ragazzi bevono il primo bicchiere di alcolici prima che in altri Paesi europei, a 12 anni, troppo presto per un «apparato digerente immaturo, e il danno dell’alcol nell’organismo è maggiore che in un adulto». Ma in Italia, è bene ricordarlo, la vendita di alcolici è vietata sotto i 18 anni. Per l’Oms l’uso di alcol, nel 2016, ha causato nel mondo circa 3 milioni di morti, ossia il 5,3% di tutti i decessi e il 5,1% degli anni di vita persi a causa di malattia, disabilità o morte prematura. Per l’Istituto superiore di sanità non esiste un consumo sicuro per la salute, ci sono delle tabelle che indicano le quantità massime, ma viene sottolineato anche che «ridurre il consumo alcolico, o smettere, produce benefici sullo stato di salute». E anche sulla bilancia.

Stando ai dati dell’Ats di Brescia della quale fanno parte 160 Comuni del Bresciano (esclusi quelli sebini e camuni dell’Ats della Montagna), i cittadini che sono ricorsi ai servizi dedicati agli alcolisti (pubblici Asst e privati accreditati), nel 2023 sono stati 1.209, l’anno precedente 1.211, dati in linea con quelli pre covid dopo il calo fisiologico del 2020 e 2021 dovuto alla pandemia. Insomma il fenomeno, stando a questi dati, è stabile. Ma il numero di chi vuole liberarsi di una dipendenza non corrisponde a chi ne è schiavo. E, infatti, il Ministero aveva stimato un aumento di consumo di alcolici del 180% durante la pandemia.

L’aiuto

«L’età della prima sbronza si abbassa - conferma Giovanni, responsabile operativo per l’Italia di Alcolisti anonimi - e sempre più giovani entrano nel circolo dell’alcol pensando di essere grandi». Quel che lo preoccupa è vedere tanti ragazzi, e non solo la sera, bere in maniera smodata anche per strada per festeggiare un evento o, come recentemente ha notato, la maturità:«Questo è lo specchio del malessere dei giovani, ma non cambia molto per un 50enne: è la voglia di vivere su una "nuvoletta che ti fa risolvere i problemi". Ma non è così, il pericolo c’è ed è costante». Crede, insomma, che il problema dell’alcolismo venga sottovalutato: «È la prima causa di morte - dice - provoca incidenti, tumori, malattie alcol correlate». «Quando bevevo - racconta - pensavo alle scelte sbagliate fatte e a quelle che avrei fatto. Ora è importante l’oggi: ieri è passato, domani sarà; è oggi che devo vivere la mia vita, questo è il messaggio che voglio lanciare».

I gruppi operativi in città

Oltre ai servizi di Ats e privati ci sono diversi gruppi di sostegno in città, tra questi, appunto, gli Alcolisti anonimi che l’anno prossimo festeggeranno i 45 anni di attività a Brescia: sono quattro i gruppi operativi in città, in via Altopiano d’Asiago, via Chiusure, al Villaggio Prealpino e al Villaggio Sereno e ogni sera della settimana è coperta, basta spostarsi in uno di questi. In tutto nel Bresciano ci sono 23 gruppi. «Ogni riunione è a sé, ci sono incontri con 5 partecipanti, altre arrivano anche a 10» dice il volontario.

Gli Alcolisti anonimi sono un’associazione di persone che mettono a disposizione gratuitamente, come volontari, la loro «esperienza, forza e speranza al fine di risolvere il loro problema comune e aiutare altri a recuperarsi dall’alcolismo», non viene chiesto nulla se non riconoscere di avere un problema e volerlo risolvere.

I 12 passi

Ad aiutare chi si avvicina a questa realtà ci si sono «I 12 passi» e le testimonianze degli altri, che aiutano a superare la negazione e a considerarsi solo un forte bevitore e non un alcolista, e via via si rimanda l’assunzione del primo bicchiere. Insomma, si accetta l’idea di essere un alcolista (primo passo) e ad affidarsi a qualcuno (secondo e terzo passo). Tutto avviene per gradi. Ma non finisce qui perché se è difficile smettere di bere, ancora più difficile è continuare a non farlo, quindi ci sono altri nove passi. Non sono escluse ricadute e nessuno viene giudicato perché tutti hanno vissuto la dipendenza. 

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