«Un noir nel buio della Storia, indagato con lo stile di Poirot»
Dalla matita di un architetto non nascono solo edifici: a volte scaturiscono storie noir intrecciate e stratificate. Proprio come da quella di Dario Galimberti, autore del romanzo vincitore del concorso 2019 «Fai viaggiare la tua storia» (di Libromania e Autogrill), il cui libro «Un’ombra sul lago», giallo ambientato negli anni Trenta sul lago Ceresio, verrà presentato giovedì 12 settembre alle 18.30 alla Sala Libretti del nostro giornale. I lettori potranno quindi acquistare il volume in abbinamento al GdB (a 8,90 euro più il
prezzo del quotidiano) a partire dal 13 settembre.
In anteprima, abbiamo chiacchierato del romanzo (che narra del rapimento di una bambina in un vecchio quartiere malfamato di Lugano e delle indagini del delegato di polizia Ezechiele Beretta) col suo autore.
Dario, per le vicende narrate ha preso spunto da qualche fatto di cronaca vera?
Avevo letto su un libro delle possibili vicende naziste del grosso sanatorio di Agra e delle sperimentazioni umane. Ho pensato potesse essere interessante farci partire una storia. Tutto il resto è venuto da solo, partendo dal tentativo di rapimento e dal rapimento di due bambini. Mi intrigava il fatto che la storia fosse un po’ fuori dagli schemi.Perché non si tratta di un pedofilo o di un riscatto, è qualcosa di diverso.
L’ambientazione negli anni dell’ascesa del nazismo, dunque, è pensata con cura...
Sì, perché l’intreccio è legato a questo: il periodo è il 1934, il Nazismo è salito al potere nel 1933, e ho scoperto che, nonostante ciò che si pensa, le sperimentazioni sulle persone iniziarono già nel 1933. Ho fatto coincidere tutto: anche se è un racconto di fantasia, ha fondamento storico.
Nella vita lei è architetto. Cosa la affascina del quartiere Sassello, protagonista del romanzo?
Mi interessai al quartiere anni addietro. Nel 1939 fu demolito e c’erano stati concorsi di architettura legati al dopo-demolizione. Era una sorta di nucleo medievale all’interno della città. Quando decisi di scrivere un giallo, mi piaceva ci fosse qualcosa di particolare nella Lugano bella e pulita che abbiamo in mente. Il Sassello era una macchia, ci viveva la povera gente, c’era prostituzione, mi sembrava la giusta ambientazione
Ed Ezechiele Beretta com’è nato?
La figura del delegato di polizia è una specie di commissario ticinese, una figura istituita nel 1900. Mi serviva qualcuno per svolgere l’indagine, ma non volevo il solito «commissario», ce ne sono troppi. Il nome «delegato» in effetti in Italia è strano, non è conosciuto, e anche la casa editrice non era convinta della scelta, ma ho insistito. È un nome che torna nella tradizione popolare, anche se ormai non lo si usa più. Alla fine abbiamo deciso di portare avanti questo termine. Quando ero bambino avevo uno zio gendarme, con un abito marrone, uomo grande e grosso: mi sembrava importante, il massimo che ci potesse essere. Mia zia mi disse:«È stato chiamato dal delegato». M irimase l’idea di qualcuno ancora più importante. Da lì ho fatto ricerche e ho scoperto che ai tempi il delegato faceva indagini, anche se caserecce. Quindi mi è sembrato adatto.
Lo vede più come il Poirot amante del giornale al bar con il via vai di persone, o come un Montalbano dall’accento nordico?
In effetti è un po’ un Poirot, ma ha anche dei momenti impulsivi, che lo portano a prendere decisioni non proprio secondo le regole, quindi ha un doppio atteggiamento. Parte in
quinta, ma è anche riflessivo. Non è molto "uomo da thriller", non ha nemmeno la pistola. Prima di «Un’ombra sul lago» il Ceresio ed Ezechiele Beretta sono stati protagonisti di
«L’angelo del lago» (ambientato nel 1935).
I fan del delegato possono sperare, poi, in un nuovo capitolo?
Il titolo inizialmente era «Più blu del cielo»: era un possibile significato del Ceresio in latino. Ma giustamente è stato ritenuto poco giallo. Devo ammettere che sulla scia di questo romanzo (che ho scritto in tre anni) e sull’onda dell’entusiasmo, ne ho già iniziato un altro. È a buon punto, è una nuova storia che parte un po’ prima. È un po’ strano: sto seguendo una vicenda storica e sono tornato indietro al 1931. L’idea era lavorare su una storia vera e quindi è nato un prequel del prequel.
Dario Galimberti sarà a Brescia giovedì 12 settembre: alla Sala Libretti del Giornale di Brescia in via Solferino 22 in città presenterà il romanzo insieme al vicedirettore del Giornale di Brescia, Gabriele Colleoni, ad Antonio La Gala di DeA Planeta e alla scrittrice bresciana Irma Cantoni. Per partecipare all’appuntamento è necessaria la prenotazioneal numero telefonico 0303790212 oppure alla mail salalibretti@giornaledibrescia.it.
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