Sala Libretti

Nella trama di «Un’ombra sul lago» il fascino «noir» dei laghi

Il romanzo thriller vincitore del premio «Fai viaggiare la tua storia» in vendita da venerdì con il giornale
L’autore Dario Galimberti
L’autore Dario Galimberti
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Ci sono i racconti idilliaci di D.H.Lawrence ispirati dal nostro lago («Sul Lago di Garda»). Ci sono i classiconi della letteratura che descrivono significativamente un Lago di Como nelle sue più minuziose caratteristiche (sì, proprio i «Promessi sposi»).

Ma i laghi del nostro Nord Italia non sono tutti romantici e immersi nel verde. Spesso sono immersi nel giallo, nel nero e nel rosso (quello del sangue). Perché per loro natura sono anche pericolosi, e tacitamente fanno paura. Una paura che spesso si trasforma in arte, in letteratura, con i laghi che divengono ambientazione perfetta per cupe vicende e misteriose storie.

Proprio come quella descritta dal ticinese Dario Galimberti - domani l'incontro alle 18.30 con l'autore in Sala Libretti, (come partecipare) - nel suo ultimo romanzo, «Un’ombra sul lago», vincitore dell’ultima edizione del premio nazionale «Fai viaggiare la tua storia» di Autogrill e Libromania, che da venerdì, i lettori troveranno in vendita allegato al Giornale di Brescia a 8,90 euro più il prezzo del quotidiano.

In questo caso protagonista è il Lago di Lugano (Ceresio, per gli affezionati), su cui si affaccia ordinata la cittadina svizzera che tutti conosciamo. L’autore non ha tuttavia scelto gli sfarzi della ricchezza luganese o il rigore svizzero delle vie moderne. Ambientando il suo romanzo nel 1934, a ridosso dell’ascesa del nazismo, Galimberti ha riesumato lo storico quartiere Sassello, decadente e disordinato, che sarebbe poi stato demolito qualche anno dopo: è qui che il tentativo di rapimento di un bambino e la scomparsa della sua sorellina hanno luogo, dando avvio alle indagini del delegato di polizia Ezechiele Beretta, che lo porteranno a scoprire intrighi dalle pieghe inaspettate, salendo fino al vecchio sanatorio di Agra, una sorta di montagna incantata che di incantato, purtroppo, ha davvero poco.

Dario Galimberti non è il primo scrittore ad aver subìto il fascino dei laghi alpini e prealpini. A quanto pare, le lacustri acque fredde e profonde si fanno fluido perfetto dal quale fare emergere segreti, cadaveri, scheletri nell’armadio e buie storie dimenticate. Ci sono il lago Maggiore di Piero Chiara, il lago di Resia di Marco Balzano, il lago di Como di Andrea Vitali… Il Lario, palco perfetto di delitti e misteri e, non a caso, meta di ritiro letterario per scrittori (e curiosi): là, sulle sue sponde, Giuseppe Guin ci ha ambientato vari romanzi, ma soprattutto ci ha allestito il suo Rudere, un «writer’s nest», un casello ottocentesco di cavatori a Riva di Faggeto Lario che è divenuto un «nido di scrittore» aperto a tutti, una villa-vacanze in bilico tra il lussuoso e il romantico, il moderno e il secolare, dove le storie noir vengono a galla ad ogni onda, ispirando le penne dei romanzieri.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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