L’Europa? Resta il miglior luogo possibile dove vivere e lavorare
L’Europa è ancora il migliore dei luoghi possibili dove vivere e lavorare. Pur con i suoi conflitti e le sue contraddizioni, essa resta per oltre 700 milioni di persone la grande «casa» in cui costruire un destino comune. Lo dimostrano i «risultati straordinari» raggiunti negli ultimi anni, di cui è simbolo anche il Comitato Economico e Sociale Europeo, presieduto da Luca Jahier, intervenuto nella sala Libretti del GdB per un incontro dedicato al futuro dell’Europa, in vista pure del prossimo appuntamento del 26 maggio, moderato dal nostro vicedirettore Gabriele Colleoni e promosso dall’Alleanza per Brescia Europea.
Fra i molti traguardi raggiunti dall’Europa (l’immigrazione è l’unico punto su cui «abbiamo clamorosamente fallito»), Jahier cita «i 23 mesi di crescita economica consecutiva: sono stati creati 12,5 milioni di impieghi; qualche risultato è stato ottenuto anche sul fronte della riduzione della povertà. L’Ue ha saputo mobilitare 2mila miliardi di euro, due volte il suo bilancio settennale, per fermare la crisi e ha in corso più di 20 trattati commerciali internazionali». La Brexit ha rappresentato «il successo dell’Europa», che in questo drammatico frangente non solo non si è sgretolata, ma ha saputo ricompattarsi.
Ora l’attendono «cinque grandi trasformazioni»: industriale, climatico-ecologica, nel sistema di welfare, nella transizione delle democrazie e nella sfida radicale dei rapporti internazionali. Ritrovare uno slancio, che innervi di nuove forze ed energie il tessuto europeo, è l’obiettivo che dovrà veder riemergere in primo piano le istanze delle piccole economie artigianali, ha rimarcato tra l’altro Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato. Del resto, ha rilevato Alberto Pluda della Cisl Brescia-Valle Camonica, il modello di contrattazione sindacale nazionale appare superato, e bisogna muoversi in un quadro di «contrattazione europea, che armonizzi le tutele e i diritti».
Roberto Zini, vicepresidente Aib, rilancia le tre «p» di pace, protezione e prosperità come pilastri da cui far partire un nuovo paradigma di competitività per le imprese. Sul concetto di «economia sociale» si sofferma Valeria Negrini, presidente Federsolidarietà Lombardia: una forza che esprime 14 milioni di occupati in Europa e 82 milioni di volontari e che non può essere considerata seconda all’economia «classica».
I tempi sono maturi per il progetto di una «rinascita europea», che, al pari di quello straordinario fenomeno che fu il Rinascimento all’inizio dell’età moderna, può aprire nuovi spazi alla vita pubblica, rimettere al centro la persona in nome dei valori di un neo umanesimo e riappropriarsi della fiducia nella scienza: «Oggi - sottolinea Jahier - si presentano nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, che ci spaventano. Ma è il momento in cui bisogna inventare, innovare, rischiare. Abbiamo davanti un’enorme agenda di futuro».
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