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Welfare aziendale: Il gruppo Volpi lancia la «Fabbrica-comunità»

L'impresa con sede a Collebeato mette a disposizione dei dipendenti un pacchetto di benefit per salute, formazione e benessere
Alberto Volpi illustra il progetto «Fabbrica comunità» - © www.giornaledibrescia.it
Alberto Volpi illustra il progetto «Fabbrica comunità» - © www.giornaledibrescia.it
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Sul finire dell’Ottocento ci era arrivato Benigno Crespi, con il suo «villaggio operaio», il secolo scorso è toccato ad Adriano Olivetti, capostipite del welfare aziendale italiano, e ora potrebbe essere la volta di un bresciano. Alberto Volpi, imprenditore di Collebeato a capo di un gruppo dei salumi – otto stabilimenti ed esercizi commerciali, un fatturato di quasi 200 milioni di euro – lancia il modello «Fabbrica comunità».

«Un progetto – spiega Volpi – dove la comunità è al tempo stesso il luogo dentro il quale crescono le persone e il collante tra impresa e famiglia». Nella pratica un ricchissimo pacchetto di benefit, che va dal sostegno per l’acquisto della prima casa, con il rimborso degli interessi per l’acquisto di mobili e arredi e per il mutuo, ai contributi per baby-sitter, libri scolastici e corsi di lingua e cucina. Ma anche salute e prevenzione: il rimborso in quota una tantum per spese oculistiche e odontoiatriche, un fondo aziendale per l’assistenza sanitaria e la copertura di franchigie assicurative in caso di gravi malattie, check-up gratuiti per le collaboratrici con più di 40 anni e i collaboratori ultracinquantenni.

Il villaggio operaio di Crespi d'Adda

E, annuncia Volpi: «Con il prossimo investimento produttivo nel territorio parmense verranno realizzati anche un orto biologico e una stalla a chilometro zero». Il dibattito. Una felice eccezione destinata a diventare la regola? Se n’è parlato ieri mattina nella sede di Collebeato, durante un ricco dibattito moderato dal direttore del Giornale di Brescia Nunzia Vallini. A intervenire, a fianco di Volpi, volti noti del mondo politico e imprenditoriale.

Come l’ex ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, che ha insistito sulla necessità di «rendere il concetto di comunità stella polare non solo delle imprese, ma anche del nostro Paese». E qui entra in campo la politica: «Mi impegnerò - ha promesso Boccia - a portare in Parlamento la questione benefit, affinché per le imprese il welfare non sia una regola da rispettare ma una scelta da intraprendere». Più grigio il panorama dipinto dall’ex segretario generale Fiom Maurizio Zipponi: «La precarietà e gli stipendi netti sempre più bassi rischiano di interrompere i progetti di vita delle persone che lavorano nelle aziende. C’è ancora troppa disparità tra lavoratori e imprese e la sfida è trovare nel lavoro risposte di vita».

L'interno dello stabilimento Volpi a Collebeato - © www.giornaledibrescia.it
L'interno dello stabilimento Volpi a Collebeato - © www.giornaledibrescia.it

C’è però una specificità bresciana, testimoniata dal sindaco di Collebeato Angelo Mazzolini (accompagnato dal suo predecessore Antonio Trebeschi) e dal presidente di Confindustria Brescia Franco Gussalli Beretta e resa esplicita da Vallini: «Da noi il modello è fare, prima ancora di dire e predicare. Perciò non si deve, non si può, ma si fa». I vantaggi. A rimarcare il binomio impresa-comunità si sono susseguiti al microfono il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, Andrea Pontremoli, ceo di Dallara, il direttore de Il Riformista Piero Sansonetti e la vice presidente del gruppo Pellegrini, al quale è affidata la partnership per il progetto Fabbrica comunità, Valentina Pellegrini.

Senso di appartenenza, identità, fedeltà, obiettivi che stimolano e superano il business: nella teoria i vantaggi del welfare aziendale sono molti, ma nella pratica? «È una domanda a cui non so rispondere – ammette Volpi -, perché non me la sono mai posta. Ho realizzato un progetto di comunità a due condizioni: la prima, con il pieno utilizzo degli impianti, quindi non con la necessità di motivare qualcuno a lavorare di più; la seconda, senza che nessuno me l’abbia chiesto».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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