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Tecnologie additive, dai modelli predittivi ai prototipi in 3D

All’associazione nazionale Aita aderiscono già alcune realtà bresciane e anche l’Università degli Studi di Brescia
Le tecnologie additive sono diffuse in diversi ambiti produttivi - Foto © www.giornaledibrescia.it
Le tecnologie additive sono diffuse in diversi ambiti produttivi - Foto © www.giornaledibrescia.it
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A volte la realtà supera l’immaginazione. Quando si parla di stampa 3D, questo accade senza alcun dubbio. Si pensi all’ambito medicale: chi mai avrebbe pensato che un giorno saremmo stati in grado di stampare modelli anatomici estremamente realistici e personalizzati sulle caratteristiche fisiche del paziente, in grado di riprodurre l’aspetto e la consistenza di tessuti molli, muscoli, cartilagini e ossa?

I possibili impieghi dell’additive manufacturing sono in rapida crescita e potrebbero rivoluzionare nel breve molti settori tra cui quelli dell’industria manifatturiera, dell’aerospace e della difesa, l’industria delle materie plastiche, l’ambito della gioielleria, quello dell’automotive, della meccanica, dell’elettronica di consumo, dei metalli e dell’architettura.

Un esempio che ha fatto scuola è quello delle maschere da snorkeling trasformate, in piena emergenza pandemia, in respiratori grazie a una valvola stampata in 3D: Easy Covid-19.

Proprio per accompagnare le aziende nel processo di transizione nel settembre del 2014 è nata Aita, l’Associazione italiana tecnologie additive, con il preciso scopo di aggregare imprese, produttori, centri di ricerca, università, enti pubblici e altre associazioni. La mission del sodalizio, che intende dare voce concreta a un settore emergente come lo è, appunto, quello delle tecnologie additive, punta anche a raccogliere informazioni condivise e svolgere attività legate alla ricerca e all'innovazione in questo campo.

Aita è supportata e sostenuta operativamente da Ucimu - Sistemi per produrre, che ha messo a disposizione dell’iniziativa le risorse necessarie e la sede associativa. E tra i soci spiccano anche diverse realtà bresciane cioè la 3Dz di Mazzano (stampanti 3D), la Aqm di Provaglio di Iseo (metrologia e misure) e la Streparava di Adro (automotive). Quest’ultima realtà annovera un proprio membro all’interno del consiglio direttivo del sodalizio.

Socia è anche l’Università di Brescia con il dipartimento di Ingegneria Meccanica e industriale, che da alcuni anni a questa parte ospita un laboratorio interdipartimentale (a disposizione sia di Ingegneria, sia di Medicina) di prototipazione avanzata. La domanda. «Sono molte le aziende che hanno chiesto di poter accedere al nostro laboratorio prima di procedere con un investimento importante - spiega Luca Giorleo, docente di Additive manufacturing e referente del laboratorio di Prototipazione avanzata dell'Unibs -. Sfruttando le tecnologie additive è infatti possibile riprogettare un pezzo e customizzarlo alle singole esigenze».

L’idea alla base del tutto è, in sintesi, «se puoi disegnarlo, puoi anche produrlo». in questo senso, sono innumerevoli. Uno dei più curiosi interessa l’ambito del food, «dove si sta lavorando alla produzione di cibo customizzato in grado di contenere l’esatta quantità di nutrienti necessaria alle specifiche esigenze del singolo» racconta Giorleo.

Il limite principale, quando si parla di tecnologie additive è però la loro applicazione su scala industriale. Attualmente le stampanti non permettono la creazione in massa di prodotti, così come avviene con le tecnologie tradizionali (asportazione di materiale e iniezione in stampi). Ma tempo al tempo, perchè «se puoi disegnarlo, puoi anche produrlo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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