Legge di Bilancio 2022, pioggia di fondi per la svolta digitale
Siamo di fronte a un’iniezione di risorse senza precedenti per il mondo produttivo italiano. Se da un lato stanno infatti cominciando ad affluire i 200 miliardi di fondi europei in cinque anni previsti dal Pnnr, dall’altro lo Stato italiano ha dato una nuova spinta ai processi di digitalizzazione e riorganizzazione delle imprese.
Questo tramite la legge di Bilancio 2022 dove trovano posto ricerca e sviluppo, transizione ecologica, innovazione tecnologica e altro ancora.
Le principali novità della Manovra sotto il profilo aziendale sono state al centro dell’appuntamento organizzato in Sala Libretti dal Giornale di Brescia in collaborazione con Ibs Consulting e moderato da Stefano Martinelli (qui è possibile rivedere la regsitrazione).
Nella Manovra, spiega Marco Belardi, consulente del Ministero per lo Sviluppo economico per «Tecnologie abilitanti per Industry 4.0», tra le misure più importanti c’è la proroga del Piano Transizione 4.0: «Vengono finanziati gli assi portanti relativamente al credito d’imposta sui beni strumentali 4.0 e per le attività di ricerca, sviluppo e innovazione, per i quali si parla di 14 mld di risorse dedicate. La formazione però non rientra tra le misure finanziate nei prossimi anni».Non viene prorogato l’incentivo per i beni strumentali ordinari, terminante a dicembre 2022, mentre vengono confermati gli incentivi 4.0 per beni materiali e immateriali. L’aliquota è ghiotta: per i beni materiali 4.0 nel 2022 vale il 40% per investimenti fino a 2,5 milioni per scendere, 20% da 2,5 milioni a 10 milioni e10% da 10 a 20 milioni. Nel corso degli anni, e cioè fino al 2025, tale cifra è però destinata a ridursi (meno per i beni immateriali 4.0 che passeranno dal 20% al 10%) ma «siamo in attesa di chiarimento su eventuali modifiche da parte del Governo» evidenzia Belardi.
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«Anche Regione Lombardia ha la sua finanziaria» ricorda Alberto Bertolotti, ceo di Ibs Consulting, 6 miliardi per le aziende ai quali potranno aggiungersene altri 2 provenienti dall’Europa. «Mai visto tutti questi soldi - commenta Bertolotti -. Stiamo aspettando l’avvio di numerosi bandi regionali, che hanno tre linee di azione: competitività delle imprese, economia circolare e ambiente e impatto sociale di queste transizioni». È inoltre caduto inoltre il divieto di cumulo tra fondi europei, regionali e Pnrr, a patto che il riconoscimento di incentivi non superi il valore dell’investimento stesso.
C’è poi da considerare il quadro finanziario di bilancio dell’Ue, che ha durata settennale, per un ammontare di risorse pari a 1.074 miliardi. Andrea Boffi, european project manager, illustra due misure trainanti pensate in modo specifico per promuovere la transizione digitale, anche fra gli attori economicipiù piccoli. Si tratta del programma Eic Accelerator, riservato alle Pmi, che eroga finanziamenti a fondo perduto fino a 2,5 milioni per progetti altamente innovativi e «dirompenti».Vi è poi Eurostar, dedicato ad imprese che fanno ricerca e innovazione, soprattutto in ambito universitario.
Insomma, il piatto è ricco e di certo fa gola alle aziende. Non manca però il rovescio della medaglia: un’economia così «drogata» potrebbe avere effetti negativi sul medio-lungo periodo, specie se si punta sul finanziamento come asset e non come un plus. Ecco perchè da un lato «è necessario realizzare un’analisi del budget degli investimenti» rimarca Bertolotti, Dall’altro, per orientarsi nella Babele normativa, è fondamentale «affidarsi a professionisti» aggiunge Belardi.
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