Le nuove startup: meno digitale e più attenzione al territorio
Numeri importanti per la galassia delle startup in Italia, a preannunciare un decimo compleanno stellare il prossimo autunno. Dopo il boom dei primi anni, la curva di crescita del numero delle imprese innovative non si è fermata nemmeno durante la pandemia. Superata quota 14.000 nel Paese, con Brescia con le sue 277 startup che si colloca all’ottavo posto nella Top Twenty, classifica pubblicata dal Ministero dello Sviluppo economico a fine 2021.
Ma le lodi non finiscono. Secondo l’ultimo report di Startupitalia il 2021 sarebbe stato un anno record anche per crescita degli investimenti: quasi 1,4 miliardi di euro tra round di finanziamento, crowdfunding e business angel, rispetto ai poco più di 700 milioni nel 2019-20. Valori che riconfermano la startup quale leva per l’innovazione in Italia.
Domande
Ma la startup di oggi è uguale a quella di ieri? Come potrà cogliere al meglio la transizione? Risponde l’avvocato Marco De Paolis, esperto in diritto societario. «Sono diversi gli orientamenti da segnalare - sottolinea -. Innanzitutto c’è la volontà di fare della sostenibilità il proprio core business e molte imprese mature stanno avviando progetti innovativi, accantonati prima causa pandemia».
Questa scelta ha un’influenza positiva sul problema principale della startup, quello di trovare venture capital. «Le nuove startup si avviano così sul mercato già capitalizzate sottolinea De Paolis -. In questa direzione crescono le corporate startup, che vedono la partecipazione di un’impresa matura che necessita di innovazione». Finanziamento certamente, ma la scelta del team resta ancora decisiva. La formula vincente? Un background vario con competenze umanistiche a supporto. «Un capo azienda con questa formazione sarà più versatile e capace di adattare la cultura e la struttura aziendale a un mercato in evoluzione».
Risposte
E rispondere meglio alle esigenze del nuovo consumatore, poiché sarà alla cosiddetta Generazione Z e Alpha che bisognerà guardare: «Prevale ancora il modello b2b con attività dirette ad altre imprese - evidenzia il legale -, ma c’è maggiore attenzione al cliente. Un prodotto non può più essere solo user friendly, deve anche portare valori. L’utente acquisterà in quanto si riconoscerà nella mission aziendale». Sostenibilità, visione business-to-consumer, ma non solo: la nuova startup sarà meno digital. Almeno a Brescia e in altre provincie, meno a Milano.
«Digitale sì, ma non più core business. Ciò che conta sono i bisogni del territorio e puntare sulla sostenibilità, creando impatto positivo a tutti gli stakeholder». E in questo Brescia fa ben sperare. «Il campo è fertile e le premesse giuste. Il nostro territorio è molto ricco, i capitali ci sono e la voglia pure. L’importante è valorizzare la ricchezza e le grandi opportunità del mercato. E ricordarsi, no digital».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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