L’asset «felicità»: il benessere sorride ai bilanci di Streparava
Sostenibilità ambientale e nella gestione delle risorse umane corrono alla stessa velocità e, al lato pratico, sono i due binari da imboccare per la tenuta del business aziendale, presente e futuro. Pioniere in uno scenario in cui, presto o tardi, tutti saranno chiamati ad adeguarsi è il comparto automotive.
A dimostrare è stata Raffaella Bianchi, direttrice Risorse umane di Streparava, colosso bresciano del settore, nel contesto del ciclo «Pratiche di sostenibilità: testimonianze di imprese bresciane» promosso dall’Osservatorio per il territorio (OpTer) e dall’Alta scuola per l’ambiente (Asa) dell’Università Cattolica di Brescia.
Già, perché se di attenzione all’ecologia sia parla da tempo e la filiera automobilistica è tra le più soggette all’osservanza delle certificazioni ambientali, a giocare un ruolo chiave sul bilancio sono le politiche di gestione del capitale umano.
A partire dal rapporto coi grandi player del settore: «Clienti come Ferrari, Volvo, Mercedes, Lamborghini non lavorano con aziende prive di norme di tutela del diritto umano, scelgono i fornitori anche in base alle azioni messe in campo per colmare il gender gap, garantire la parità salariale e il grado di sicurezza sul luogo di lavoro» chiarisce Bianchi. Tradotto: diritti e riduzione di CO2 sono i parametri di scelta e i fornitori vengono scelti in base a questo, guardando al di là del prezzo.
Dello stesso avviso sono anche gli istituti di credito che «prima di erogare valutano la catena di valore dell’azienda. Essere considerati affidabili non è più solo una questione economica: lavorare con Stati in cui sono presenti conflitti minerari o in cui i villaggi vengono rasi al suolo per sfruttare giacimenti di tungsteno… non aiuta il business» chiarisce Bianchi. Al netto quindi delle certificazioni ambientali necessarie - «se non raggiungiamo i parametri previsti dalla ISO 140001 e 15000 emesse da enti esterni, oltre all’attestazione perdiamo anche i clienti» - il disegno strategico di Streparava porta l’acronimo di Esg (Enviromental social governance) e comprende l’istituzione del «Comitato felicità in azienda».
Quali temi?
Cosa favorisce il benessere delle persone? Streparava lo ha chiesto ai suoi dipendenti e oggi opera su alcune tematiche tra cui buona alimentazione, attività fisica, incentivazione di comportamenti salutari, mobilità sostenibile, equilibrio vita-lavoro e diversity management. «Al posto della mensa abbiamo un ristorante aziendale con uno chef e cibi contrassegnati da codici verdi, gialli e rossi per creare consapevolezza nella scelta. Mangiare male significa favorire l’insorgenza di patologie e quindi maggiore assenteismo» ha raccontato Bianchi.
In questa direzione vanno anche la costituzione del gruppo di runner e il corso di sci, le convenzioni stipulate con le palestre, gli incontri di sensibilizzazione sui comportamenti nocivi come sedentarietà e fumo o il corso sull’ergonomia condotto dai docenti dell’Università di Padova per prevenire danni fisici derivati dalla ripetitività dei gesti, dal sollevamento di carichi pesanti alle mansioni d’ufficio. Tra i desiderata espressi da dipendenti, che in Streparava sono per la stragrande maggioranza under 35, c’è poi l’attenzione verso le questioni ambientali.
L’azienda di Adro ha risposto col programma Wcm Pillar Environment (declinazione di un modello varato da Toyota) con cui controlla e rendiconta settimanalmente emissioni di CO2, sprechi, macchinari energivori e consumi di acqua ed energia elettrica. Parole d’ordine: misurare e intervenire, perché fallire significa perdere business.
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