GdB & Futura

Incentivare la bici si può, ma con progetti di ciclabili sicure

Ridurre i rischi di chi pedala è fattore primario per convincere le persone a lasciare l’auto in garage
Il fattore primario è ridurre i rischi di chi pedala
Il fattore primario è ridurre i rischi di chi pedala
AA

Città più sostenibili, a misura di pedoni, ciclisti e utenti della micromobilità. È un po’ il sogno di tutti dopo i mesi di lockdown, ma per realizzarlo occorre superare un problema di fondo: gli incidenti sulla strada. Se in termini assoluti sono diminuiti dal 2010 al 2019 (212,997 contro 172,183 secondo l’Istat), i trend degli infortuni che hanno coinvolto pedoni e ciclisti mostrano una situazione stazionaria dei primi e un leggero, ma visibile aumento dei secondi. «Significa che non è stato fatto abbastanza in questi anni per tutelare gli utenti deboli. La sicurezza sulla strada è però un elemento imprescindibile per incentivare la mobilità green - commenta il prof. Giulio Maternini, delegato del Rettore alla Mobilità all’Università degli Studi di Brescia e direttore del Centro Studi Città Amica per la sicurezza nella Mobilità (CeSCAM), che dal ’95 si occupa di questi temi -. Bisogna ridurre gli incidenti, che sono il risultato di una serie di concause, tra cui fattori progettuali».

Tra questi ci sono per esempio infrastrutture male realizzate, come rotatorie con statue o pietre nel mezzo che diventano un pericolo se i veicoli escono dalla carreggiata, e vari elementi architettonici (come i cordoli) sui marciapiedi che possono risultare fatali ai ciclisti in caso di caduta. «L’ideale - prosegue Maternini - sarebbe progettare una strada che non sia d’intralcio a nessuno, preservando la sicurezza di tutti gli utenti più fragili e al contempo incentivando la micromobilità». E quindi, per iniziare: più aree pedonali, più ciclabili, più Ztl e attraversamenti pedonali in base a uno studio accurato del traffico.

Tutti interventi costosi che richiedono un piano politico forte: «L’Italia è indietro di vent’anni su questo fronte. Ma le risorse potrebbero essere recuperate evitando gli incidenti, che costano alla sanità 17 miliardi all’anno», commenta il docente. E Brescia? «La riqualificazione dei grandi viali come viale Europa o via Milano, concepiti solo per le autovetture, è un buon inizio - continua Maternini -. La mossa vincente è il trasporto pubblico: abbiamo già una metropolitana eccellente, che può ridurre gli incidenti in itinere, cioè nel tragitto casa-lavoro, stimati dall’Inail il 16,37% del totale. Va investito ancora in questa direzione».

In futuro sarà sempre più importante anche la sensoristica, che potrà offrire agli utenti e ai gestori della mobilità informazioni rapide e precise su quanto accade nelle strade. Un altro strumento utile sarà lo studio sul tasso di incidentalità a cui sta lavorando il CeSCAM per Polis-Lombardia e Regione Lombardia, curato dall’ing. Michela Bonera (PhD), che mira a individuare le strade più pericolose rapportando il numero incidenti rispetto alla lunghezza dei tracciati e al traffico per stabilire le priorità d’intervento.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato