Idrogeno a Brescia? Serve coraggio e un piano di filiera
Abituiamoci a questo tema dell’idrogeno. Una decina abbondante di anni fa era già spuntato e c’è stato chi aveva installato nel milanese anche un distributore per alimentare un motore d’auto. È rimasto l’unico. Si sbaglia anche ad arrivare troppo presto. Ma adesso - a leggere di piani internazionali miliardari, vedi Germania e Giappone - forse è arrivato il momento.
Fra tre anni, per dire, il trenino della Valcamonica andrà - così hanno annunciato - ad idrogeno. La Ue prepara piani e lancia la decarbonizzazione totale entro il 2050 e si pensa che almeno il 20% della nuova energia dovrà venire da lì, dall’H2. Anche in Italia se ne parla. Sarà la molecola del futuro, dice il ministro Patuanelli. Vedremo. Serve parlarne, ma poi serve mettere a terra la cosa. Rileggetevi il chiaro articolo che Antonio Gozzi ha fatto sul Sole 24 Ore del 26 novembre e si comincerà a capire dei problemi che abbiamo davanti, ma anche delle prospettive possibili, soprattutto per un’area come la bresciana, energivora e gran produttrice di CO2.
Fra i diversi temi che Gozzi sottolinea c’è quello della filiera, della necessità di non commettere l’errore fatto con i pannelli solari: siamo il Paese fra i più pannellati del mondo, ma abbiamo comprato tutto o quasi da Cina e Germania. Capisco sian temi alti, imponenti persino. Ma sarà bene cominciare a pensarci, alla svelta. Gozzi e la sua Duferdofin, ad esempio, qualcosa stan facendo. Perchè non è possibile che, nella terra dell’energia, il tema dell’idrogeno scappi via. Non commettiamo, sull’idrogeno sottovalutazioni che saremo chiamati a pagare (vedi pannelli solari e auto elettrica).
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