Giovani e università: la sfida del sapere per potersi difendere
In uno studio inedito, di poco prima della sua morte, sui «Cattolici bresciani», il notaio Giuseppe Camadini ha lasciato alcune riflessioni sulle due Università bresciane, rimarcando, da una parte, l’«auspicio che fra queste due realtà si instaurino forme di maggior dialogo e cooperazione, ferme restando le due distinte identità», e, dall’altra, la finalità complementare dei due plessi, oggettivamente tendenti al «maggior bene della comunità, sia civile che religiosa».
Riflessioni che Michele Bonetti, successore proprio di Camadini alla guida della Fondazione Tovini (dal notaio presieduta per trent’anni), ha illustrato in apertura dell’incontro «Ricordando Giuseppe Camadini. Brescia città universitaria» (al link la registrazione completa); appuntamento che si è svolto alla Famiglia Universitaria alla presenza di amici e familiari del notaio Camadini, oltre ai numerosi ragazzi del collegio. L’evento verrà trasmesso da Teletutto.
Pensiero e azione. Uomo di pensiero e di azione che ha vissuto nel solco di quella tradizione del cattolicesimo bresciano rappresentato, tra le figure più autorevoli, da Giuseppe Tovini e Vittorino Chizzolini, il notaio Camadini si è sempre speso in prima persona per i giovani. E proprio questa sua attenzione educativa è stata lo spunto per una riflessione sul presente, e sul futuro, della formazione universitaria nella nostra città, dove operano l’Università Cattolica (dal 1965) e l’Università Statale degli Studi (dal 1982); negli spazi del convitto di via Ferrando si sono confrontati i due rettori Franco Anelli e Maurizio Tira, moderati da Carla Bisleri, direttrice del Collegio Lucchini. Come ha sottolineato nel suo saluto il sindaco Emilio Del Bono, «Brescia non può non pensarsi città universitaria», forte di oltre 20mila studenti.
In una città di medie dimensioni come la nostra, ha sottolineato Tira, «non può che crearsi un forte legame con il territorio», legame sottolineato anche da Anelli nel raccontare il nuovo campus che la Cattolica ha realizzato a Mompiano nell’ex seminario. Certo, i dati dei laureati bresciani sono ancora bassi (non arriviamo al 10%), serve quindi ancora impegno, ha sottolineato Anelli, «in questo tempo di fake news serve la conoscenza almeno per porsi il dubbio, perché più sei evoluto culturalmente più sei in grado di difenderti». Le sfide in un mondo in continuo cambiamento, e che richiede sempre nuove competenze, sono gigantesche, anche, per gli atenei bresciani. La strada da seguire? Tira, rivolgendosi ai giovani, ha invitato a non smettere di essere curiosi, continuare ad apprendere. Un consiglio per tutte le età.
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