Nei licei e negli istituti bresciani la prima è la classe con più bocciature
Giugno, il mese più atteso (e temuto) dagli studenti. Per tutti c’è la tanto desiderata fine delle lezioni, per alcuni bocciatura e giudizio sospeso tormentano le notti. Ma ormai i giochi sono fatti: gli scrutini sono conclusi ed è tempo di bilanci.
La prima è la classe nella quale si registrano la maggior parte delle bocciature con punte, rispettivamente, del 24% e 27% all’Itis Castelli e Abba-Ballini. «Fermiamo chi non può frequentare questa scuola per oggettiva difficoltà - spiega la preside dell’istituto di via Cantore Simonetta Tebaldini -. E questo succede soprattutto per chi aveva un giudizio orientativo in uscita dalle medie diverso da istituto tecnico». Questo è il nodo un po’ per tutti gli istituti, per questo il tasso di bocciatura in prima risulta ovunque più alto che in altre classi (all’Itis in seconda si scende al 10% per poi risalire al 17% in terza, altro momento cruciale, e piombare all’1-2% in quarta e quinta). Dati che la preside comunque definisce «stabili».
I dati dei licei
Al liceo Leonardo le bocciature sono addirittura meno dello scorso anno, nelle prime si aggirano attorno al 10% (seconde 4,94%, terze 2,35%, quarte 2,59%, quinte 1,54%), con una media d’istituto che non arriva al 5%. «Alcuni ragazzi di prima - spiega il preside Cosentino - si sono accorti durante l’anno di aver sbagliato la scelta e così hanno cambiato scuola prima di perdere l’anno». C’è anche da sottolineare che in via Balestrieri c’è uno sbarramento in ingresso: non si viene ammessi se nel consiglio orientativo non viene indicato esplicitamente il liceo. Su circa 1.950 studenti sono stati 1.400 i promossi pieni, una novantina i bocciati e gli altri con giudizio sospeso, la maggior parte dei quali con una sola materia da recuperare.
Per quanto riguarda il Tartaglia il numero dei non ammessi e dei «rimandati» si è mantenuto stabile. In controtendenza l’Olivieri al quale si registra un aumento dei non ammessi con percentuali che si aggirano attorno al 5-8%, con punte del 17,5% nelle prime, ma qui a falsare il dato c’è una significativa presenza di studenti non scrutinati per mancata frequenza soprattutto nelle prime.
In linea con i dati registrati prima del Covid anche il Mantegna: nell’istituto professionale che «sforna» chef e professionisti del turismo, del vino e del ricevimento, sono stati bocciati il 10% degli studenti di prima, il 9,5% di quelli di seconda, il 6,9% di quelli di terza, il 9% di quelli di quarta e il 4,7% non è stato ammesso all’esame di Stato. Le materie, invece, che i ragazzi dovranno recuperare sono soprattutto matematica, lingue straniere, scienze, economia e diritto e tecniche amministrative.
Spostandoci in provincia poco cambia: anche al Bonsignori la maggior parte dei giudizi sospesi e delle bocciature si registrano nel Biennio. «Pochi - assicura il dirigente Michele Iammarino - coloro che non sono stati ammessi all’esame di Stato». Anche all’istituto tecnico della Bassa il problema principale del biennio è da ricondurre all’orientamento: «In molti non seguono il giudizio orientativo - spiega il dirigente scolastico -. Molte le famiglie che, con un’indicazione di professionale, iscrivono i figli al tecnico. E questo succede spesso in quelle di origine straniera. Noi prendiamo tutti - aggiunge Iammarino - troviamo sia corretto dare a tutti la possibilità».
Il peso della pandemia
(di Anita Loriana Ronchi) La pandemia pesa sui risultati degli studenti. Come specifica il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale Giuseppe Bonelli, un quadro preciso e definitivo circa le percentuali dei promossi, respinti e sospesi nel giudizio delle scuole superiori bresciane al momento non è disponibile (lo sarà soltanto durante l’estate), tuttavia è possibile che il trend, almeno in alcune tipologie di istituti, sia quello di un «irrigidimento» delle valutazioni nel post-Covid. Niente più sconti, in pratica, dopo gli anni dominati dalla didattica a distanza.
«Non abbiamo ancora raccolto gli esiti - ribadisce Bonelli -, tuttavia potrebbe essere successo che, superata la pandemia, chi non ha recuperato prima, adesso non avesse più scuse: non si è verificato nessun evento che abbia rallentato l’apprendimento ed abbia impedito ai ragazzi di seguire le lezioni». Anche i Pia-Piani individuali personalizzati dovevano essere ultimati entro lo scorso anno e il Pai-Piano annuale per l’inclusività, che prevedeva al posto del debito un recupero in itinere all’interno di un progetto complessivo, non è più stato attuato. «In effetti - prosegue il dirigente dell’Ust - abbiamo applicato una valutazione standard su una popolazione scolastica che per tre anni può avere avuto difficoltà nell’apprendimento. Per qualche studente sarà un’estate un po’ più difficile con le materie da studiare per la prova di settembre, ma ad un certo punto bisogna tirare una riga e andare avanti, altrimenti la cosa si protrae all’infinito».
Del resto, lo ricorda Bonelli, i risultati negativi delle prove Invalsi nei due anni di pandemia hanno certificato una perdita di competenze negli studenti bresciani con cui, ora, bisogna fare i conti.
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