La scuola che gli alunni chiamano «casa»
Quando papà e mamme si sono affacciati per la prima volta al verde del parco di Villa Giulia, a Rodengo Saiano, il progetto di una scuola era soltanto abbozzato. Sono passati solo quattro anni dall’ingresso nell’antica struttura di una ventina di bambini, oggi gli allievi sono 108 lungo il percorso che dal pre-asilo per i più piccoli arriva fino alla sesta classe, corrispondente alla tradizionale prima media e la prevedibile ulteriore crescita degli anni futuri mette già la cooperativa di gestione di questa scuola d’ispirazione steineriana alla ricerca di uno spazio ancor più importante. «Certo non pensavamo a un’ascesa così rapida - dice Simona Palestro, mamma di tre allievi, maestra di giardinaggio e presidente della cooperativa sociale di educazione «Lina Schwarz» onlus -: la nostra era una piccola associazione che promuoveva incontri e approfondimenti di carattere pedagogico. Quando siamo arrivati qui, subito ha preso slancio l’idea della scuola: i bambini la chiamano "casa", anche la struttura sostiene il nostro progetto, facilitando il rapporto con la natura. Abbiamo un ampio bacino d’utenza, con bambini che arrivano anche da Bergamo città, dal Garda e dal lago d’Iseo».
Da un lato i cachi maturi sugli alberi, dall’altro il ciliegio imponente e le verdure dell’orto e vicino all’ingresso i bambini hanno il giardino dei giochi, in questo complesso di proprietà della Congrega, affittato alla cooperativa. Nella veranda s’impastano dolci, nelle sale affrescate del piano superiore tavoli di legno e cuscini si prestano a un uso versatile perché il «fare», le arti e la fantasia qui hanno ampia cittadinanza. I genitori sono parte attiva, in compresenza con gli insegnanti formati al metodo ideato dal filosofo Rudolph Steiner per la scuola Waldorf, oggi diffuso in una rete internazionale e nella federazione italiana di cui fa parte la Libera scuola Waldorf di Rodengo Saiano. Realtà giovane, rientra per il momento nella tipologia dell’istruzione parentale, che è prevista dalla legislazione scolastica, ma comporta per gli allievi la necessità di sostenere ogni anno un esame esterno di idoneità. In prospettiva, mentre si avvicina il completamento del ciclo con l’avvio della settima e dell’ottava classe negli anni prossimi, si punta alla parificazione nel rispetto degli standard richiesti dallo Stato e in coerenza con i principi di una pedagogia attiva, che privilegia la libera espressione e i ritmi personali di apprendimento.
«Siamo controcorrente, nel prevedere l’inizio della prima classe solo a sei anni compiuti, per non forzare un’intellettualizzazione precoce - dice il maestro Massimo -: l’intelligenza relazionale non è meno importante dell’intelligenza cognitiva e al bambino vogliamo garantire un percorso sereno». Agli argomenti di studio si dedicano le prime ore della mattina e poi si spazia tra lingue straniere, giardinaggio, manualità e arti varie, seguendo i ritmi delle giornate, delle settimane e delle stagioni. Già si lavora per l’allestimento del «Bazar di Natale», che è un appuntamento fisso, come il «Festival del gioco» a primavera.
«L’autogestione è una grande risorsa e insieme una grande fatica - osserva la presidente -. I bambini vedono i genitori enormemente impegnati nella loro vita scolastica e si crea una comunità, a sostegno di un percorso libero. L’autofinanziamento comporta una divisione delle spese tra le famiglie, che danno alla scuola tempo e competenze a supporto del progetto: ognuno per il proprio bambino, ma con uno sguardo che va oltre. Non pensiamo alla scuola come a un luogo chiuso, come a un’isola felice: abbiamo un programma culturale, iniziative aperte al mondo esterno».
Elisabetta Nicoli
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