Com'è stato l'esame di maturità di Omar Pedrini
«Ginnasio come palestra in cui allenarsi nell’antica Grecia, Arnaldo come palestra di vita». Questo è il ricordo che il liceo classico di corso Magenta ha lasciato al cantante Omar Pedrini, diplomatosi nel 1987.
«In quel periodo stavano esplodendo i Timoria ma io promisi a mio padre che il diploma, prima di partire per la prima tournée estiva, lo avrei preso. Ricordo le ore a studiare con i miei compagni e la solidarietà che c’era tra tutti noi, anche di diverse sezioni. Insieme abbiamo affrontato al meglio l’inevitabile stress della maturità».
Dopo la fatica di quel periodo, a Omar vengono in mente le emozioni legate alla scuola e all’esame finale: «Ci preparammo per latino e uscì greco. Una materia che raramente veniva sorteggiata tanto che il caso finì sui giornali. Vi lascio immaginare lo sconforto della classe e la mia versione di Platone valutata con un 4. Alcuni presero 2 ma i nostri professori risollevarono la situazione».
Amante delle materie umanistiche, Omar ripensando al tanto temuto esame, cita il suo professore di filosofia: «Prima dell’orale mi prese da parte e mi chiese cosa ricordassi di Feuerbach. Pareva che un commissario esterno continuasse a chiederlo all’esame. Inutile dire che ripassai al volo tutto quello che avevamo studiato su di lui. Così, grazie alla soffiata e alla mia tesina sempre in filosofia, passai bene l’orale rimediando il brutto voto di greco. Ma non solo. Io e il mio compagno Ghedi decidemmo di scriverne una seconda, facoltativa, su Freud e Kierkegaard. Tesina completata grazie all’aiuto di don Mario Neva che per un mese ci sopportò in oratorio».
Qui il ricordo dell'esame di Stato di Lia Parolari.
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