Dalle lezioni in aula del Da Vinci 4.0 ai campionati del mondo di robotica
Da una menzione speciale a una competizione mondiale di robotica. È questo il percorso, velocissimo e sorprendente, che ha catapultato tre partecipanti dell’ultima edizione del progetto Da Vinci 4.0 a Dortmund, dove dal 17 al 19 novembre saranno impegnate in una sfida internazionale di programmazione, gomito a gomito con i più brillanti talenti europei under 19.
Un traguardo eccezionale, se si pensa che due di loro fino a pochi mesi fa non sapevano nulla di robot: le lezioni del Da Vinci 4.0 sono state la miccia, il resto è frutto della loro ambizione.
La squadra
Le protagoniste di questa storia, che ha tutte le carte in regola per assomigliare a uno di quegli «american dream» da film, sono tre studentesse del liceo Carli di Brescia. Sofia Sole Bocchio, Glenda Incandela e Giulia Poli si erano già fatte notare alla finale del progetto dedicato alle scuole, ideato da Giornale di Brescia con Talent Garden e The FabLab, che dal 2018 mira a fare formazione sulle nuove tecnologie nelle scuole superiori bresciane.
La giuria, in cui sedeva anche il guru Massimo Temporelli di The FabLab - fin dall’inizio volto e formatore itinerante di Da Vinci 4.0 - durante l’hackathon aveva apprezzato il lavoro della squadra dei Tuxedo Penguins, coordinati dal professor Andrea Bernesco Lavore, dirigente dell’istituto. Tanto da conferire un premio non previsto: una menzione speciale e un corso di programmazione online. E, proprio frequentando quelle lezioni di specializzazione, le ragazze hanno acquisito nuove competenze, che hanno permesso loro di far evolvere il loro prototipo.Il prototipo
«Grazie a quello che abbiamo imparato durante il Da Vinci 4.0 e seguendo il corso che abbiamo vinto - raccontano le tre compagne di classe - quest’estate abbiamo lavorato sul nostro progetto. Lo abbiamo raffinato, migliorato, reso più sofisticato. E ora siamo pronte a presentarlo ai campionati di Dortmund, dove speriamo di distinguerci». L’invenzione è una scimmietta elettronica, pensata per fare compagnia ai bambini spesso costretti a stare da soli. Piccoli pazienti oncologici in isolamento, ad esempio, che interagendo con il pupazzo possono far sapere come si sentono.
Lucy, così si chiama il peluche (dall’acronimo Let Us Care for You), è a tutti gli effetti un «medical pet robot» ed è dotata di sensori che misurano la febbre, la saturazione dell’ossigeno e la frequenza cardiaca. Ma non solo: grazie al perfezionamento post-hackathon e alla consulenza con alcuni medici, Lucy ora è dotata di tasti sul braccio che consentono ai bambini di indicare il livello del dolore. Inoltre, risponde agli stimoli vocali, si muove e parla.
E non è finita qui: «Abbiamo intenzione di migliorarla ancora - spiega Sofia Sole Bocchio, l’unica delle tre che aveva già dimistichezza con la robotica grazie alla passione ereditata dalla madre - e per questo stiamo continuando a metterci la testa».A tal fine le tre compagne studiano insieme dopo le lezioni, sfruttando i sofisticati laboratori del Carli, ma lavorano anche a casa e nel tempo libero. «Siamo molti orgogliosi dei progressi che le tre studentesse hanno fatto - ha detto il preside Bernesco Lavore, che le ha accompagnate anche a Futura Expo, la fiera dell’innovazione e della sostenibilità che si è tenuta a inizio ottobre -, ma siamo particolarmente colpiti dalla loro voglia di fare e dalla determinazione. La gara di Dortmund sarà per loro un bel palcoscenico, ma sarà soprattutto l’occasione di conoscere coetanei da tutta Europa, con cui potranno creare legami e contatti. E chi lo sa, magari anche innescare una collaborazione».
«Questa storia - commenta Giulia de Martini, head of research di the FabLab - è la dimostrazione che con Da Vinci 4.0 stiamo andando nella direzione giusta. I ragazzi ci sorprendono ogni volta».
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