Da Vinci 4.0

Da Vinci 4.0: educazione informale e design thinking per una nuova didattica

Accanto alla tradizionale formazione in aula The FabLab propone una metodologia creativa
Uno scatto del primo hackathon - © www.giornaledibrescia.it
Uno scatto del primo hackathon - © www.giornaledibrescia.it
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Per riuscire a capire cosa si cela davvero alla base del progetto Da Vinci 4.0, ideato dal Giornale di Brescia in collaborazione con The FabLab e Talent Garden, bisogna provare a entrare nella mente di chi questo percorso lo ha costruitro passo dopo passo.

Per The FabLab, il laboratorio di fabbricazione digitale con quartier generale a Milano, Da Vinci 4.0 è infatti molto più di un progetto, è la concretizzazione di un modo di vedere il lavoro, la formazione, in una sola parola il mondo. «Il metodo che portiamo è quello dell’educazione informale, dove i momenti di apprendimento non sono strutturati o codificati» spiega Matteo Ordanini, insieme a Massimo Temporelli, Giulia de Martini e Matteo Villa anima dell’iniziativa.

Modello

Questo modello formativo non si pone però in antitesi con la tradizionale metodologia che si può ritrovare all’intero delle classi scolastiche italiane. Nozionismo, studio diretto e lezioni frontali rappresentano infatti elementi imprescindibili nella formazione dei giovani. Da soli però sembrano non bastare più.

«I ragazzi hanno bisogno di essere coinvolti, stimolati direttamente, posti davanti a dei problemi che a volte sembrano anche insormontabili - evidenzia Ordanini -. Proprio dinanzi agli ostacoli infatti si attiva un meccanismo di risposta che spinge le persone ad andare oltre i propri limiti, mettendo insieme le idee per poi man mano estrapolare quella o quelle funzionali o più utili al superamento dello scoglio».

Workshop

Un approccio che il team di The FabLab ha voluto mettere in pratica anche con gli insegnati accorsi per il workshop di apertura della quarta edizione del progetto, un laboratorio dove gli aspetti più signficativi di questa metodologia sono stati applicati proprio con chi la didattica la sviluppa durante le lezioni ogni giorno. per la didattica «non è qualcosa di statico ma un processo che si può e si deve evolvere», dovendo anche far fronte alla rapidissima trasformazione tecnologica in atto.

Matteo Ordanini di The FabLab - © www.giornaledibrescia.it
Matteo Ordanini di The FabLab - © www.giornaledibrescia.it

E se il Covid ha accelerato un processo già avviato, si pensi per esempio all’utilizzo prima forzato poi sempre più mirato della didattica a distanza, ancora alcuni aspetti devono essere affinati. Da Vinci 4.0 offre anche questa possibilità a studenti e insegnati, ponendosi come un laboratorio didattico. Ciò è garantito anche dalla metodologia del design thinking, una serie di modelli pensati per la creazione di nuovi prodotti.

Le quattro fasi

Quattro sono le fasi delle quali si compone: individuare la tematica («define»), progettare una risposta («ideate»), realizzare concretamente quanto immaginato («make») e infine testarlo per verificarne le caratteristiche («test»). «Si tratta di una fase fondamentale del processo creativo» sottolinea Ordanini, Un approccio che si riflette direttamente anche nella fase conclusiva del percorso, l’hackathon.

Chiamati a confrontarsi con la sfida dell’acqua, sia in un’ottica strettamente tecnologica sia da un punto di vista più artistico, i ragazzi dovranno infatti mettere in pratica non solo quanto appreso durante gli incontri in presenza nelle scuole o nel corso delle lezioni online. L’hackathon sarà per loro il momento di sintesi di un modo di approcciarsi ai problemi e all’educazione in generale, un metodo che fa dell’impegno diretto, del coinvolgimento e della fantasia cardini fondamentali sui quali poggiare.

I partner

E non è un caso che il tessuto imprenditoriale, rappresentato da Banca Valsabbina, Confindustria Brescia, Edison, Ori Martin, Giustacchini, e Carriere.it, abbiano voluto sostenere i ragazzi di Da Vinci 4.0. Qui si formano i cittadini e i lavoratori del futuro, persone che alle competenze affiancano la capacità di saper immaginare.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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