Aria sotto controllo col pannello di muschio degli studenti del Cerebotani
Si sono tenuti per mano durante tutta la cerimonia di premiazione. Seduti uno accanto all’altro, in seconda fila. La camicia della festa, perché l’occasione era speciale. Che la loro idea fosse geniale, ne erano consapevoli. Se fosse o meno la migliore, spettava alla giuria riconoscerlo. «Vince il primo premio assoluto della terza edizione dell’hackathon del Da Vinci 4.0 il team… ooooooooo… Sciurus!».
E i sette ragazzi dell’Istituto tecnico Cerebotani di Lonato esplodono in un urlo di gioia, si alzano dalle sedie e si abbracciano. Impossibile non emozionarsi di fronte a tanto entusiasmo, che lascia trasparire tutta la passione, la determinazione e la dedizione con cui i giovani studenti dell’indirizzo di Informatica hanno affrontato, e vinto, questa sfida. L’intuizione giusta Daniele De Marco, Matteo Mottinelli, Luca Masciali, Andrea Pollini, Gianluca Bazzoli, Michele Casari e Paolo Imbriani l’avevano già a fine gennaio, quando Massimo Temporelli, fondatore di The FabLab, li aveva incontrati nella loro scuola. «Abbiamo pensato a pannelli mangia-CO2 per contrastare le emissioni nei centri urbani molto affollati» avevano anticipato.
E martedì mattina, alla finale ospitata nella sede dell’acciaieria Ori Martin, si sono presentati con il loro prototipo «Mossion»: un pannello da posizionare nei centri urbani e nei luoghi in cui non è possibile piantare alberi.
Molti scopi
«I suoi scopi sono molteplici - chiariscono gli studenti, chiamati a illustrare il progetto ai sei giurati (Nunzia Vallini, direttore del Giornale di Brescia, Massimo Temporelli, Cristina Zanini di Confindustria, Ruggero Valli di Banca Valsabbina, Margherita Rozzini di Giustacchini Printing e Fabrizio Rimoldi di Campustore) -: il primo è migliorare l’aria che circonda il pannello, assorbendo CO2 grazie alla presenza di una parete di muschio». E proseguono: «Il secondo è attirare il maggior numero possibile di polveri sottili, che vengono catturate dal muschio per essere poi sfruttate dai microrganismi e dalla pianta stessa come nutrimento».
Terzo scopo è raccogliere, grazie a dei sensori, dati sugli agenti inquinanti presenti ed elaborarli. E da ultimo Mossion «si propone di sensibilizzare il passante sull’aria che sta respirando, grazie a una striscia di led rgb che cambia colore in base alla qualità dell’aria».
Il prototipo è completamente autosufficiente poiché alimentato da un pannello solare e dotato di un sistema di raccolta dell’acqua piovana per tenere umido il muschio.
Ma non è finita qui, perché il team Sciurus, guidato dai professori Francesco Salerno e Massimiliano Masetti, ha pensato anche a un «Mini-Mossion», versione più piccola stampata in 3D e ideata per case e ambienti chiusi.
«Al contrario della precedente - spiegano gli studenti -, utilizza dei filtri a carbone attivo per depurare l’aria. Tutti i dati raccolti dai sensori possono essere confrontati con quelli degli altri utenti, in maniera indiretta, tramite una heat-map accessibile dall’applicazione per smartphone.Il design semplice si adatta a qualsiasi arredamento e dà la possibilità a chiunque di personalizzare in 3D la scocca esterna».
Entrambi i prototipi sono stati realizzati utilizzando Internet of Things, digital manufacturing, big data, living product, smart connected product, BioIntegration and plant symbiosis in technological product. Vittoria, applausi, kit Arduino. Grazie agli Sciurus il Cerebotani di Lonato replica il successo dello scorso anno e mantiene il titolo di campione del Da Vinci 4.0. Venerdì prossimo, su queste pagine, il racconto di tutti gli altri progetti che hanno partecipato all’hackathon 2022.
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