Decollerà su un Soyuz il primo nanosatellite bresciano
Un sogno che potrebbe presto diventare realtà: il primo nanosatellite bresciano in orbita intorno alla terra. A coltivarlo, negli ultimi anni, è stato Guido Parissenti, bresciano, 37 anni, laurea in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano e studi a Princeton in New Jersey, che dopo un’esperienza lavorativa alla Thales Alenia Spazio di Torino, nel 2014 ha deciso di tornare a Brescia e ha fondato a Gussago, con il socio Primo Attinà, la «GP Advanced Projects», pmi innovativa focalizzata sullo sviluppo di progetti e tecnologie all’avanguardia nel campo spaziale.
Lo slot (ossia il posto a bordo del lanciatore) è già stato acquistato: FEES salirà su un Soyuz, l’ormai famoso razzo di fabbricazione russa che negli ultimi anni ha portato oggetti e astronauti nello spazio fino alla Stazione spaziale internazionale. Per dimensioni FEES è un satellite molto complesso, che contiene le stesse funzionalità di quelli tre-quattro volte più grandi e monta una tecnologia estremamente innovativa e all’avanguardia. «All’interno sono condensati tutti i sottosistemi, la parte di computer, potenza e telecomunicazioni e siamo riusciti a realizzarlo progettando tutto da zero. Abbiamo subito dei ritardi di lancio, cambiato tre lanciatori e questa cosa è un po’ snervante, ma ormai ci siamo. Il progetto è giunto ad un punto molto avanzato e ci permette di vedere la sua conclusione nello spazio».
Quanto sarà costato un posto - anche se piccolissimo - a bordo della Soyuz? Guido non si sbilancia, ma fa un esempio: «Di solito - afferma - per un cubesat da una unità di dimensioni standard - 10 x 10 x 10 centimetri - il prezzo si aggira intorno ai 55/60 mila euro. Noi siamo grandi un terzo».
La missione ha diversi obiettivi: anzitutto testare in orbita i componenti, controllare l’assetto del satellite, i ricevitori Gps, verificare la robustezza del segnale radio, misurare la dose totale di radiazioni e permettere lo sviluppo della rete di stazioni terrestri. Il progetto. «L’idea - prosegue Guido - è quella di sviluppare una piattaforma a basso costo per i test in orbita e la convalida dei componenti elettronici. Per noi è un lancio dimostrativo, un test, una vetrina che ci serve per verificare se la nostra tecnologia funziona e se qualcosa va male capire che cosa». Purtroppo accade che i satelliti si perdano in orbita per varie ragioni, magari perché non riesci più ad agganciare il segnale e comunicare con loro. Nel Bresciano (il posto è top secret) nelle prossime settimane nascerà una stazione di terra il cui compito sarà quello di dialogare con il satellite, collocato in orbita ad un’altitudine di 575 km. A questo punto non resta altro da fare che incrociare le dita e aspettare. A proposito: Elon Musk, il fondatore di Space Exploration Technologies Corporation (SpaceX)? «La riuscita del lancio di Space X - conclude Guido - ha dato grande impulso e fiducia al mercato newspace e a quello per cui noi ci battiamo: rendere più democratica la conquista dello spazio».TecnologiaIn orbita attorno alla Terra, dialogherà con una stazione in città
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato