Movember, insieme ai baffi cresce anche la prevenzione dei tumori
Un novembre «baffuto» per promuovere la prevenzione delle malattie oncologiche e la salute mentale maschile grazie agli atleti del rugby. Nato nel 2012 il movimento bresciano Movember approda quest’anno a vero e proprio ente no profit, Mo4mo Odv. Riconosciuto anche da Movember Foundation, la fondazione che gestisce la raccolta fondi a livello mondiale, Mo4mo continuerà il suo percorso con l’intento di coinvolgere, a partire dal mondo del rugby, ragazzi di tutte le età, invitandoli a farsi crescere i baffi, ormai simbolo di prevenzione al maschile, e a sostenere le iniziative benefiche con l’acquisto solidale di una t-shirt, anch’essa rigorosamente baffuta.
Negli ultimi cinque anni, sono state più di mille le visite urologiche gratuite, grazie all’impegno degli specialisti coordinati da Giuseppe Mirabella, che hanno prestato servizio pro bono in ambulatori che hanno accolto di buon grado la manifestazione. Dal 2012 Mo4mo Odv ha donato oltre 150mila euro. «I fondi raccolti hanno supportato l’Ant, gli Spedali Civili, per la chirurgia oncologica robotica - ha ricordato il vicepresidente di Mo4mo, Carlo Fazzari - e l’Università nei progetti di ricerca oncologica sviluppati dal Dipartimento di Farmacologia».
Sposa il Movimento la Federazione italiana rugby, con una partnership che inizierà a Padova durante il test match Italia-Samoa per poi continuare su tutti i campi di rugby con eventi e partite per la raccolta fondi. E soprattutto con le visite gratuite urologiche che dal 6 novembre per tutto il mese saranno a disposizione in numerosi centri e ospedali bresciani (bisogna prenotarsi sul sito www.mo4mo.it).
«Il messaggio di Movember è molto importante - ha sottolineato l’assessore alle Risorse della Loggia, Fabio Capra -, meritevole del sostegno che deriva dalla consapevolezza della notevolissima platea cui è destinato». Il tumore al testicolo e alla prostata guarisce nel 90% dei casi grazie a prevenzione e cure sempre più avanzate; il rischio di ammalarsi è del 40% dai 50 anni in su; il 13% sviluppa il tumore, che può guarire.
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