«Il coronavirus non ha più la stessa potenza di fuoco»

Lo sostiene Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive al San Martino di Genova. E non è il solo a dirlo
Medici in un reparto Covid-19 - Foto Ansa/Epa/Sergi Rugrand © www.giornaledibrescia.it
Medici in un reparto Covid-19 - Foto Ansa/Epa/Sergi Rugrand © www.giornaledibrescia.it
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«Il nuovo coronavirus «potrebbe ora essere diverso: la potenza di fuoco che aveva tale virus due mesi fa non è la stessa potenza di fuoco che ha oggi». Lo afferma il direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti. «È evidente - sottolinea - che oggi la malattia Covid-19 è diversa: la presentazione clinica e il decorso sono infatti molto più lievi».

Il presidente della Società italiana di virologia Arnaldo Caruso, ha sottolineato Bassetti, «ha già dichiarato di aver isolato il virus SarsCov2 in laboratorio a Brescia e che questo sembrava avere una minore virulenza». Tuttavia, «al di là delle dimostrazioni scientifiche, da medico che è quotidianamente sul campo - ha affermato l'esperto - dico che i malati di ora sono diversi da quelli di due mesi fa: prima i pazienti avevano una condizione molto più grave, ora meno». È cioè «evidente - sostiene l'infettivologo - che oggi la malattia Covid-19 è diversa, perché la sua presentazione clinica ed il suo decorso sono più lievi». 

Facendo sempre riferimento alla sua esperienza «in trincea» in ospedale, Bassetti ha infatti sottolineato come, in totale in questi mesi, abbia visto al San Martino di Genova oltre 1.500 malati di Covid-19: «Da circa 4-5 settimane - ha affermato - i pazienti che vediamo non sono più casi così gravi come a marzo e ad aprile». Proprio queste evidenze sul campo, spiega quindi l'infettivologo, «ci fanno dire che il virus potrebbe essere diverso; il perché va studiato e chiarito, ma certamente la potenza di fuoco che questo virus aveva all'inizio non è la stessa potenza di fuoco di cui dispone oggi». 

Se prima aveva cioè un «armamentario bellico potentissimo, per usare una metafora, ora le armi di cui dispone sono minori». Ed in tutto questo, precisa Bassetti, «non c'entra assolutamente il fatto che noi medici siamo diventati più bravi a trattare i malati di Covid-19; questo viene dopo, ma è la presentazione clinica iniziale dei pazienti che è cambiata». 

Un punto di vista simile a quello di Alberto Zangrillo, direttore terapia intensiva del San Raffaele di Milano.  «Clinicamente il nuovo coronavirus non esiste più - ha dichiarato a 1/2 ora in più, su Rai3 -. Circa un mese fa sentivamo epidemiologi temere a fine mese-inizio giugno una nuova ondata e chissà quanti posti di terapia intensiva da occupare. In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più. Questo lo dice l'università Vita e Salute San Raffaele, lo dice uno studio del direttore dell'Istituto di virologia Clementi, lo dice il professor Silvestri della Emory University di Atlanta».

Non c’è però unanimità sul tema. Il direttore dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, sostiene che al momento «non vi è alcuna prova o studio scientifico pubblicato che dimostri che il nuovo coronavirus Sars-CoV-2 sia mutato». «Fortunatamente in Italia - rileva - abbiamo ora meno casi gravi e ciò dimostra che le misure di contenimento adottate hanno dato i loro frutti».

Per lo pneumologo Luca Richeldi, componente del Comitato tecnico scientifico, «il virus circola ancora ed è sbagliato dare messaggi fuorvianti che non invitano alla prudenza». «È indubitabilmente vero e rassicurante il fatto che la pressione sugli ospedali si sia drasticamente ridotta nelle ultime settimane. Non va però scordato - aggiunge - che questo è il risultato delle altrettanto drastiche misure di contenimento della circolazione virale adottate nel nostro Paese».

Anche Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, è scettico. «Il virus secondo me non è meno aggressivo, ma quella che stiamo vedendo è la coda di un'epidemia che ha visto la parte centrale e peggiore dell'epidemia stessa essersi già espressa - ha dichiarato a Sky Tg24 -.  Abbiamo una situazione della malattia meno potente non perché si sia indebolito il virus, ma perché si sono selezionati nel tempo i pazienti che stiamo vedendo. L'85% abbondante delle persone che hanno questa infezione ce l'hanno a casa loro con sintomi che vanno dal decisamente fastidioso all'assenza di sintomi e in una condizione di questo genere è difficile poter dire che quelli che non hanno avuto una malattia conclamata abbiano un virus attenuato e quelli che invece hanno avuto la malattia conclamata abbiano un virus cattivo. Probabilmente è molto diversa la risposta individuale di ognuno, legata all'età e a numerosi altri fattori individuali».

 

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