Coronavirus, la carenza di vitamina D raddoppia il rischio
La carenza di vitamina D potrebbe raddoppiare il rischio di contrarre il coronavirus. Lo suggerisce uno studio che ha coinvolto quasi 500 individui testati per verificare l'infezione da SarS-CoV-2, cui nei 12 mesi precedenti era stato misurato il dosaggio plasmatico di vitamina D.
Il lavoro è stato svolto presso l'Università di Chicago e pubblicato sulla rivista Jama Network Open. «La vitamina D è importante per il funzionamento del sistema immunitario e un'integrazione è stata precedentemente riconosciuta capace di abbassare il rischio di infezioni del tratto respiratorio - ha affermato l'autore del lavoro David Meltzer - La nostra analisi statistica suggerisce che ciò sia vero anche per l'infezione da coronavirus». Già a maggio due studi avevano evidenziato un'azione protettiva della vitamina contro il Covid: la carenza di vitamina D era sospettata come una delle cause delle complicanze del coronavirus ed era stata collegata alla maggiore mortalità verificatasi per questa infezione in alcuni paesi.
Nel nuovo lavoro si è confrontata la probabilità di risultare positivi al virus con i livelli ematici di vitamina D nel sangue, in un gruppo di individui che non avevano assunto integratori di vitamina D nell'anno precedente al test per il SarS-CoV-2. È emerso un rischio doppio di risultare positivi al virus per coloro che avevano una carenza di vitamina D nel sangue (una concentrazione plasmatica inferiore a 20nanogrammi per millilitro) rispetto a chi aveva concentrazioni adeguate della vitamina. «Capire se trattare la carenza di vitamina D possa modificare il rischio di Covid-19 - ha concluso l'autore del lavoro - può essere di enorme importanza sia a livello locale, sia nazionale, sia globale, anche in virtù del fatto che la vitamina è economica e sicura da prendere».
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