Civile: nella sala ibrida, una tecnologia da «fantascienza»

Procedure chirurgiche e diagnosi immediata garantiscono tempestività e sicurezza per il paziente
L’angiografo presente nella sala ibrida, somma di tecnologia  radiologica e sistema robotico - Foto © www.giornaledibrescia.it
L’angiografo presente nella sala ibrida, somma di tecnologia radiologica e sistema robotico - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Al centro della sala, un gigantesco robot che richiama alla memoria l’immagine infantile del «brontosauro buono». E già questo ben dispone verso la «ibrida», particolare sala operatoria in cui grandi conquiste tecnologiche si traducono in eccezionali possibilità di cura per persone che devono essere sottoposte a sofisticati interventi chirurgici.

Sembra di essere in un «mondo a parte», al secondo piano della scala 14 dell’Ospedale Civile dove, dall’estate del 2014, è operativo il nuovo blocco operatorio. Affascinati, da profani, dei quaranta metri della tradizionale sala operatoria, si rimane letteralmente con il fiato sospeso entrando in quella ibrida, 90 metri quadrati di concentrato di altissime tecnologie, uniche nel loro genere e che rendono il Civile uno dei primi ospedali italiani ad esserne dotato.

La sala è costata circa 1,5milioni di euro ed è stata espressamente finanziata dalla Regione. A breve, grazie alla ibrida, gli specialisti potranno eseguire procedure chirurgiche complesse, soprattutto in ambito vascolare e, contestualmente, effettuare diagnosi immediate, con controlli e verifiche durante l’intervento, senza spostare il paziente dal tavolo operatorio. Questo, grazie all’angiografo Artis Pheno di Siemens - il nostro «brontosauro» -, sistema diagnostico radiologico digitale di grande potenza che espone a basse dose di radiazioni sia i pazienti sia gli operatori. E che consente ai chirurghi di lavorare sulle tracce delle indagini diagnostiche preoperatorie sovrapposte a quelle effettuate in tempo reale. Nell’angiografo la tecnologia radiologica è combinata ad un sistema robotico che lo avvicina al campo operatorio, facendolo «aderire» alla posizione del paziente e dei chirurghi.

Questo permette di agire con precisione estrema, ma anche con tempestività e sicurezza, in quanto il lavoro del chirurgo può essere adattato all’evolversi del quadro clinico grazie al controllo del risultato in tempo reale. La sala è pensata per essere compatibile con tecniche chirurgiche di precisione, sempre più articolate e sempre meno invasive, basate cioè su piccole incisioni che riducono l’insorgere di complicanze e accorciano i tempi di recupero del paziente.

Dunque, alla complessità dell’intervento si associano apparecchi che consentono rapide e precise indagini diagnostiche dei vasi sanguigni e procedure terapeutiche per via endovascolare in tutti i distretti corporei. Non solo. Durante l’intervento si possono eseguire esami Tac con ricostruzione tridimensionale dei settori anatomici sui cui sta operando il chirurgo, mentre su un display di grandi dimensioni sono proiettate immagini della sala e dell’archivio radiologico.

Della necessità di una sala ibrida in un ospedale di alte specialità quale il Civile si discute da tempo. Da quando, cioè, è iniziata la progettazione del nuovo «Monoblocco» (la scala 14, sede delle chirurgie e del blocco operatorio, inaugurata nell’estate 2014). L’impulso è stato dato dalle Scuole di Chirurgia vascolare e Radiologia interventistica presenti al Civile, «teatro» di interventi di sempre maggior complessità. Il suo utilizzo sarà esteso anche alla terapia di patologie complesse - si pensi ai grandi traumi - proprie di alte specialità.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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