Che cos'è la febbre del Nilo
La febbre del Nilo è tornata a fare paura nel bresciano, dopo l'allarme relativo al contagio di un anziano avvenuto a Gambara. Già cinque i casi di positività alla malattia segnalati nel territorio dell'Ats di Brescia da inizio anno, ventidue quelli in tutta la regione, concentrati nel mese di agosto.
La febbre del Nilo, più conosciuta come West Nile, deve il suo nome all'omonimo distretto dell'Uganda dove nel 1937 fu diagnosticata per la prima volta su una donna sofferente di una febbre particolarmente alta. La malattia rimase per anni confinata in Africa e senza casi particolarmente nocivi per l'uomo, nonostante alcuni focolai in Sudafrica ed Egitto che non mieterono vittime, fino allo scoppio della prima epidemia in Algeria nel 1994, con numerosi casi di encefalite. Successivamente si è diffusa in Europa, dal 1996, e negli Stati Uniti, dal 1999, ed è ad oggi considerata un agente patogeno endemico, cioè particolarmente resistente e radicato, in tutto il mondo.
Il virus viene diffuso attraverso la puntura delle zanzare, in particolar modo le appartenenti al genere Culex, ponendo a rischio contagio le zone paludose, attraversate da corsi d'acqua o particolarmente ricche di umidità. Gli uccelli sono spesso l'animale più infettato e oltre a rappresentare il primo naturale serbatoio della malattia sono il veicolo, attraverso i loro movimenti migratori, con cui il virus ha potuto spostarsi in modo relativamente rapido dal continente africano a tutto il resto del mondo.
Il Wnl infetta anche altre specie di mammiferi oltre all'uomo, così come rettili ed anfibi. È importante però sapere che la malattia non si trasmette da persona a persona.
Il periodo di incubazione dell'agente patogeno varia dai due ai quindici giorni circa. Nell'80% dei casi la malattia tende a svilupparsi senza sintomi particolari e nel caso raro in cui questi si manifestino appaiono simili a quelli di un'influenza: febbre, mal di testa, occhi rossi e dolori muscolari, tosse. In alcuni casi la malattia agisce anche sull'intestino, provocando diarrea, e può essere accompagnata anche da nausea e vomito. Forme più gravi possono provocare convulsioni, disorientamento, tremori e addirittura il coma. L'1% dei casi può degenerare in meningite o encefalite.
Nelle zone temperate febbre del Nilo è particolarmente diffusa tra le fine del periodo estivo e l'inizio dell'autunno, mentre nelle zone tropicali è un rischio per tutto l'anno.
A livello individuale sono efficaci i mezzi di prevenzione tradizionali, come spray insetticida, che uccidono però solo le zanzare adulte. Si raccomanda inoltre di evitare in zone a rischio il contatto con animali deceduti e di prevenire la proliferazione delle zanzare limitando le superfici umide (come il classico esempio del sottovaso).
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