Blue Monday, è davvero il giorno più triste dell'anno?

Il suo ideatore, il dott.Arnall, fa marcia indietro: «Gennaio è un ottimo periodo per prendere decisioni sull'anno appena iniziato»
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Vacanze natalizie che ormai sono terminate, portafogli più o meno alleggerito per via di feste e saldi, risoluzioni per il nuovo anno che piano piano scemano e previsioni meteorologiche che annunciano il ritorno del freddo.

Ecco il Blue Monday, il giorno considerato come il più triste dell'anno.

A 13 anni dalla sua identificazione, tuttavia, il creatore del termine, il dottor Cliff Arnall, fa una sorta di marcia indietro e chiede scusa per aver reso il mese di gennaio più deprimente. Come riportano alcuni giornali britannici, Arnall spiega che il sentimento ormai legato al Blue Monday dal 2005 non è mai stato nelle sue intenzioni.

«Se si tratta di intraprendere una nuova carriera, incontrare nuovi amici, dedicarsi a un nuovo hobby o prenotare una nuova avventura, gennaio è davvero un grande momento per prendere queste grandi decisioni per l'anno a venire», evidenzia.
Arnall sottolinea inoltre che la sua formulazione intendeva ispirare le persone ad agire e prendere decisioni audaci sulla vita, piuttosto che enfatizzare la tristezza di un giorno senza gioia durante l'anno.

In partnership con Virgin Atlantic e Virgin Holidays, quest'anno ha intrapreso la missione di sfidare alcune delle notizie negative associate a gennaio e smascherare la malinconica mentalità del Blue Monday.

Che si creda o meno che lunedì sarà il giorno più triste dell'anno, quello che è certo è che il «winter blues», la malinconia legata alla stagione invernale, esiste e colpisce le donne più degli uomini. In generale, secondo uno studio dell'Università di Glasgow che ha preso in esame i dati di 150mila persone, le donne sperimentano cambiamenti dell'umore con i cambi di stagione, inclusi più sintomi depressivi in inverno. Per la ricerca, pubblicata su Journal of Affective Disorders, raggiungono il picco in questa stagione umore basso, stanchezza e anedonia (l'incapacità di provare piacere da attività che di solito si trovano divertenti).

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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