Didattica a Distanza, com’è stata vissuta?
In questi mesi sono stati scritti fiumi di parole a favore e contro la DAD, acronimo di Didattica A Distanza: durante l’emergenza sanitaria, infatti, il Ministero e i Dirigenti Scolastici si sono trovati a dover costruire prassi e modalità che potessero garantire ai ragazzi e alle ragazze l’accesso alle lezioni da casa, al posto di sedere tra i banchi: tutto questo si è tradotto in un proliferare di piattaforme e software, spesso diversi da scuola a scuola.
Ma cosa ne pensano coloro che si sono trovati a dover utilizzare, da studenti, quelle piattaforme?
C'è chi si è trovato su una navicella spaziale che l’ha proiettato nel futuro e chi è stato un naufrago su una zattera in balia delle correnti: alcuni, infatti, hanno sperimentato maggiori benefici con questo nuovo modo di fare scuola, mentre altri hanno faticato fin dal primo giorno e non vedono l’ora di tornare alle “vecchie abitudini”.
Per questo abbiamo creato il questionario «Scuola 3.0», per poter dar voce a studenti e studentesse; a quello che hanno vissuto durante le settimane in cui era vietatissimo uscire e le lezioni a distanza erano l’unica occasione di vedere i compagni di classe; alle difficoltà che sono state incontrate per accendere la videocamera, caricare un compito; alla fatica nel trovare uno spazio per concentrarsi durante la convivenza prolungata all’interno delle abitazioni.
In 20 domande intendiamo indagare le diverse aree toccate dalla didattica a distanza: la qualità dell'insegnamento, la disponibilità e l’adeguatezza della tecnologia, le difficoltà e le risorse personali.
Quante piattaforme sono state utilizzate? Quanti programmi sono stati imparati? Quanto tempo si restava connessi durante una giornata? Quanto ha inciso questa modalità sulla concentrazione dei ragazzi e delle ragazze? E sulle loro relazioni? Sono riusciti a confrontarsi con qualcuno rispondesse ai loro bisogni?
Le risposte, anonime, consentiranno di fotografare il momento attuale e far sì che siano gli studenti e le studentesse a dare un voto a questa esperienza. Non cambierà ciò che è stato, ma può dare un’immagine a genitori, insegnanti e politici di quali sono stati i pro e i contro delle modalità adottate, così da poter migliorare quel mondo ancora incerto che ci troveremo ad affrontare a partire da settembre.
Perché pensiamo che l’istruzione non sia solo un diritto e la scuola solo un obbligo, bensì crediamo fermamente che il sapere sia un bisogno, per tutti.
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