Il libro «Detti e ridetti dell'antichità classica» è in edicola con il GdB
E se alcuni modi di dire poi nella realtà non avessero effettivamente corrispondenza storica e letteraria? È proprio questo che ha indagato Gian Enrico Manzoni nel suo «Detti e ridetti dell'antichità classica» (pp. 160; Editore Scholé). Il libro, sui paradossi di alcune citazioni a proposito del mondo antico greco e romano, è in edicola dal 15 dicembre con il Giornale di Brescia a 9.90 euro (più il prezzo del quotidiano).
Per molte citazioni tradizionali, di quelle che nella conversazione colta di solito si ripetono, a volte esprimono concetti che non trovano corrispondenza nella realtà, né storica né letteraria. Ecco allora lo scopo di questo testo: indagare quanto ci sia di vero o di falso, o soltanto di approssimativo, in molti dei modi dire che ripetiamo, quelli da noi trasformati da affermazioni linguistiche sotto forma di citazione dotta a vere e proprie riflessioni, entrate a far parte del nostro sentire comune. È quindi interessante scoprire, attraverso il confronto con le fonti, come molti questi modi di dire non corrispondano alla verità documentata.
Anticipazioni
Sarà la scoperta per esempio che, anche se noi parliamo di tre individui generici indicandoli come Tizio, Caio e Sempronio, nessun romano si è mai chiamato Caio. Oppure che il corriere ateniese Filippide non si chiamava così e mai corse ad Atene ad annunciare la vittoria sul campo di Maratona nel 490 a.C. Oppure che Vespasiano non ha inventato i gabinetti pubblici, mentre Pindaro non faceva i voli pindarici.
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