L'infernale estate del 2003 e il picco di caldo mai raggiunto a Brescia
Il caldo dell’estate 2003 è ormai diventato proverbiale: per intensità e per durata non ha paragoni in tutta la nostra serie storica. Le temperature raggiunsero valori molto elevati già in maggio, ma fu nel mese di giugno che la situazione iniziò a diventare preoccupante: dal giorno 4 le massime superarono i 30°C e una settimana dopo, in città, raggiunsero i 35°C.
Il peggio, purtroppo, doveva ancora arrivare. Il caldo continuò anche in luglio, pur con una leggera attenuazione, e ad agosto arrivò una nuova impennata, che superò ogni record: massime spesso e volentieri superiori ai 34-35°C caratterizzarono quasi tutto il mese, con punte di 38-39°C a cavallo fra la prima e la seconda decade. Fu un’estate «infernale» in tutto il Nord Italia, la peggiore a memoria d’uomo, e la massima rilevata nel pomeriggio dell’11 agosto, pari a +39,2°C, rappresenta tuttora il valore più alto mai raggiunto a Brescia.
Tanto che la nostra provincia fu soggetta, a più riprese (oltre ad un clamoroso blackout dovuto alla caduta di un albero su una rete dell'alta tensione tra Italia e Svizzera), anche ai distacchi di corrente elettrica, delle grandi utenze energivore (acciaierie, ecc.) ma pure di quelle domestiche: per settimane, singole zone del capoluogo, ad esempio, furono interessate da distacchi programmati così da ridurre i consumi energetici gonfiati anche dal ricorso massiccio ai climatizzatori vent'anni fa ancor meno parsimoniosi di quelli odierni.
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