Ecco perché la grandine ha flagellato le nostre valli
Purtroppo è andato tutto come da previsioni. Nella tarda serata di mercoledì un lieve cedimento dell’alta pressione subtropicale ha favorito la formazione di intensi temporali e disastrose grandinate. Borno, Sale Marasino, Ossimo, Angolo Terme e Malegno sono solo alcune delle località colpite, mentre la città è rimasta ai margini del peggioramento ed è stata sferzata da forti raffiche di vento.
La domanda sorge spontanea: perché in alcune zone sono caduti chicchi così grandi? Per comprenderlo dobbiamo fare un breve viaggio nel cuore dei cumulonembi, maestose nuvole a sviluppo verticale attraversate da quelle che i meteorologi chiamano correnti ascensionali: si tratta di venti impetuosi, che soffiano all’interno delle nubi temporalesche. Finché la forza di queste correnti riesce a sostenere il peso dei chicchi di grandine, la loro dimensione aumenta. Il meccanismo è piuttosto semplice: la dimensione dei chicchi va di pari passo con la forza delle correnti ascensionali.
Se i temporali di mercoledì sono stati così intensi, buona parte della colpa va attribuita al caldo afoso dei giorni precedenti: il mix fra alte temperature e tassi di umidità molto elevati ha fornito all’atmosfera una gran quantità di energia, che ha poi trovato una valvola di sfogo grazie al lieve cedimento dell’alta pressione subtropicale.
Sarebbe sbagliato generalizzare, non tutte le ondate di caldo anomalo si concludono con violenti temporali e forti grandinate. Ogni caso fa storia a sé. L'energia viene dissipata in modo più o meno graduale, a seconda delle configurazioni atmosferiche che si presentano di volta in volta. Una cosa è certa: l’afa rappresenta un fattore di rischio non trascurabile, soprattutto quando supera certi limiti.
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