Sguardo al futuro: ecco il lavoro che farete tra 10 anni
I bambini che sono oggi alle scuole primarie quasi sicuramente faranno un lavoro che non è ancora stato inventato. Professioni di cui, per ora, non si avverte la necessità, ma che domani saranno fondamentali sul mercato del lavoro. D'altronde, chi avrebbe mai pensato, anche solo quindici anni fa, che si potesse fare l'ai (artificial intelligence) product manager, il software engeneer, il data scientist o l'analytics? Termini che non hanno nemmeno un corrispettivo italiano, perché sono nati in un'epoca in cui l'internazionalità è ormai un fatto assodato.
Che cosa è richiesto ai professionisti di domani e a quelli di dopo domani? Chi saranno i nuovi Bill Gates e Mark Zuckerberg o, più semplicemente, le classi dirigenti del futuro? Le risposte arrivano da alcune parole chiave: dati, deep learning, intelligenza artificiale e manutenzione predittiva.
Che i dati siano il petrolio del terzo millennio è ormai espressione nota, seppur veritiera. Il loro scambio e utilizzo è fondamentale sia nelle pratiche commerciali sia nel controllo qualità interno alle aziende.
In altre parole, precisamente quelle di Francesco Buffoli, vice presidente della Buffoli Transfert spa, cui si deve una elaborazione delle figure professionali più ricercate dalle aziende: «L'analisi in tempo reale di dati sulla qualità permette di identificare i problemi e le cause che li hanno determinati, allo scopo di ridurre al minimo errori, imperfezioni e inefficienze. Ma ha un ruolo fondamentale anche per comprendere come il cliente si comporta e proporre prodotti o servizi in linea con le sue aspettative».
L'espressione "deep learning" in italiano vuol dire "apprendimento profondo", cioè tutto e niente. In termini pratici, serve al riconoscimento automatico del discorso e delle immagini e all'elaborazione del linguaggio naturale (nei robot o sugli smartphone, per esempio), ma anche per la scoperta di farmaci e nella tossicologia.
A tal proposito, una ricerca del Sole24Ore a cura di Alberto Magnani ha individuato più di 1.100 posizioni in otto giganti dell'Ict (da Microsoft a Intel e Facebook, passando per Amazon, Oculus, Alphabet, Nvidia e Booz Allen Hamilton) classificati dal portale Usa Paysa nella top 20 dei gruppi che investono di più sull'intelligenza artificiale.
Si tratta di figure sia manageriali sia ingegneristiche, per cui l'asticella retributiva può alzarsi anche fino ai 92mila euro all'anno. Anche le aziende italiane iniziano a mostrare interesse verso le opportunità del 4.0 e gli investimenti crescenti nella Business Intelligence e negli Analytics lo confermano. Secondo l'Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence del Politecnico di Milano, il mercato degli analytics è cresciuto del 15%, raggiungendo il valore di 900 milioni di euro, con le soluzioni di business intelligence che valgono l'80% del mercato.
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