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Privacy e legge Ue, il 52% delle aziende rischia sanzioni

A meno di tre mesi dall'entrata in vigore del Gdpr, solo il 33% degli intervistati dichiara di aver definito un piano per adeguarsi
Il regolamento entrerà in vigore a maggio - © www.giornaledibrescia.it
Il regolamento entrerà in vigore a maggio - © www.giornaledibrescia.it
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«Per il 78% delle aziende l'aumento della pressione normativa in materia di protezione dei dati e di conformità alla privacy rappresenta una crescente fonte di preoccupazione». È uno dei principali dati che emergono dall'EY Global Forensic Data Analytics Survey 2018, basato - spiega una nota - sulle interviste di 745 top manager di 19 Paesi diversi riguardo ai rischi legali, di compliance e di frode che hanno coinvolto, o potrebbero coinvolgere, le loro aziende e all'uso di strumenti di Fda (Forensic Data Analytics) per arginarli.

A meno di tre mesi dall'entrata in vigore del Gdpr, il nuovo regolamento sulla protezione dei dati, il 25 maggio 2018, solo il 33% degli intervistati dichiara di aver definito un piano per adeguarsi alla legislazione europea. «Il dato significativo - commenta Fabrizio Santaloia, partner EY, responsabile Fraud Investigation & Dispute Services - è che in Italia le aziende sembrano essere più preparate della media: il 48%, infatti, afferma di stare già attuando un piano per conformarsi alla normativa.

Tale dato appare sicuramente positivo ma - prosegue Santaloia - non consola il fatto che il restante 52% non è pronto, tanto più se consideriamo che le sanzioni per le violazioni del regolamento UE 2016/679 potranno arrivare fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato annuo globale». Per il 73% degli intervistati gli strumenti di Fda - spiega ancora il comunicato - possono contribuire in modo significativo al raggiungimento della conformità alla normativa sulla protezione dei dati e sulla privacy, nonché a contrastare le frodi aziendali (77%). In particolare, in Italia il 67% degli intervistati ritiene che gli strumenti Fda abbiano un ruolo chiave nella gestione del rischio, mentre il restante 33% pensa che siano comunque efficaci.

 

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