La lezione di Tokyo e l’alert di Berlino pungolano Brescia
La lotta è fra territori: il mondo pare si stia sempre più dislocando su nuovi parametri E il vero 4.0 è aggregare
Colossi e nani. Giappone, una politica che metta insieme grandi e piccoli
AA
Tre cose che messe insieme possono - possono, ripeto - dare un minimo di coordinate su come si sta muovendo il mondo.
- Nei giorni scorsi, è arrivato a Brescia su invito dello studio Vitale-Zane & Co, il guru giapponese Keiju Matsushima, docente universitario e presidente del consorzio RRI-Robot Revolution Initiative. In Santa Giulia, ad un uditorio piuttosto affollato, il professore ha illustrato quanto il Governo giapponese sta facendo in tema di I.4.0. Curioso come ragionano in quella parte del mondo. Colossi e micro. E allora: i giapponesi stanno dando fondi e sostegni a consorzi che devono (devono) essere costituiti da grandi, da medie e da micro aziende (il professore ha usato proprio questo termine: micro).
Insieme, devono fare alcune cose, scambiarsi una serie di idee, metterle a fattor comune, come si dice, e a fine anno pubblicare una sorta di quaderno delle buone pratiche: quel che ognuno ha dato all’altro in tema di efficienza e innovazione. In Giappone ci sono decine di questi consorzi. Risultato: a fine anno ci sono mille e più buone pratiche cui attingere liberamente. Prima lezione, dunque: mettersi insieme, rafforzare i territori che stanno attorno alle aziende perché se le aziende vanno meglio stanno meglio anche i paesini e le città, la gente in una parola.
- A Varano, in provincia di Parma, ha sede la Dallara, azienda che fa telai per le più belle e veloci macchine del mondo. È sempre alla ricerca di personale qualificato. Ha deciso di fare un investimento a lungo, come si dice, di guardare ai prossimi vent’anni. Ed è partita dalle scuole elementari. La Dallara ha chiesto ai propri tecnici di inventarsi dei giochi e degli esperimenti educativi che insegnassero divertendo fisica e materie scientifiche. Pare ne abbiano inventato 165 che adesso vengono utilizzati dalle scuole della zona. Magari potrebbero persino cederli o prestarli a qualche nostra scuola per far crescere la passione per fisica, matematica, materie scientifiche.
- Bosch, terza notizia. È una dichiarazione di Gerhard Dambach, a.d.di Bosch Italia che la scorsa settimana, in occasione del summit fra industriali italiani e tedeschi, ha detto che a suo parere, l’Europa dopo il piano Horizon 2020 (che scade appunto fra tre anni) dovrebbe raddoppiare le risorse per l’innovazione (da 80 a 160 miliardi) e destinarle non tanto a singoli progetti bensì ad aree individuate secondo vocazioni. Se la Bosch pensa che quello possa essere lo scenario possibile questo lo diventa anche probabile. E quindi potranno arrivare fondi a zone specializzate nel biomedicale, nel food, nell’automotive, nella robotica eccetera. Avere una vocazione e avere un’immagine sul mercato diventa importante.
In sintesi: se si è bravi a fare, bisogna anche farlo sapere. Che hanno in comune queste tre notizie? Sono campanelli d’allerta su come potrà andare un pezzo di mondo. Ovvero che la competizione sempre più si sposta sulle aree, sulle zone; ogni territorio deve valorizzarsi, rendersi attrattivo, farsi sexy per attrarre imprese e talenti. È una opportunità per Brescia? Il dibattito è aperto.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Condividi l'articolo
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato