Innovare, d’accordo. Ma prima di partire, chiedetevi per dove
Cambiare, investire, adeguarsi ai nuovi mercati, cogliere le opportunità di una legge che incentiva a cambiar macchine, definire nuovi obiettivi. Crescere e svilupparsi. Andare. D’accordo. Ma per dove e come? Agli inizi di tutto ci stanno delle domande. Semmai, il tema vero (e lo ricorda Alessandro Marini) è se le domande son buone, se centrano l’obiettivo. Perché poi le risposte, almeno per la gran parte (si pensi alla tecnologia) ci sono.
È stato un po’ attorno a questo tema che ci si è confrontati, mercoledì scorso in sala Libretti, nell’incontro su «Come gestire progetti per la Fabbrica Digitale 4.0» promosso dal nostro giornale e dalla Stain srl. È un po’ il tema dei temi, quel che dovrebbe precedere il tutto: riflettere prima di fare. E al tema hanno portato il proprio contributo Giovanni Renzi Brivio (presidente di Project Group), Claudio Morbi (a.d. della Stain), Alessandro Marini (direttore Afil-Associazione Fabbrica Intelligente Lombardia e partner dello studioMaruggi), Daniele Peli (a.d. Intred) con Stefano Patelli (responsabile stabilimento della Brawo).
Prima cosa: capire. Nel senso che va capita - conosciuta - la vostra azienda prima di fare qualsiasi passo. È l’alert di Renzi Brivio. Serve uno sforzo di non autoreferenzialità, serve l’umiltà, in qualche caso, di affidarsi a chi di mestiere fa analisi, qualcuno che da fuori ci possa dire come siamo fatti. E, da lì, costruire il nuovo possibile.
Secondo alert: essere spietati con se stessi prima di decidere l’investimento, non innamorarsi dell’investimento. La tecnologia è anche marketing. Premesso quanto sopra, Claudio Morbi ha ricordato come cambiare si deve perchè è il mercato che cambia e che chiede piccoli lotti e tanto assortimento. Non vale solo per il fashion, vale anche per settori (si veda la sidermetallurgia) in apparenza distanti dalle fregole della moda. E invece no. Piccoli lotti e tanto assortimento impongono una doppia attenzione all’efficienza. E quindi servono metodo e tecnologie in grado di dare dati alla stessa velocità con cui vengono fatti i pezzi: qui e ora, è il motto.
Domani è tardi. Curioso come i tedeschi usino la tecnologia anche come elemento di marketing: numeri, grafici e istogrammi vengono proiettati sul pavimento della fabbrica e, in questo modo, accompagnano i visitatori rafforzando l’idea che lì i dati e il controllo sono pervasivi.
A Pian Camuno si va avanti. In Brawo (stampaggio a caldo, 350 addetti, 120 tonnellate/giorno di prodotto) ai dati sul pavimento non ci sono ancora arrivati, ma - dice Stefano Patelli - l’azienda è orientata ai dati dal 2001. I miglioramenti ottenuti col Mes-Stain sono importanti, ma ancor più importante è l’aver introdotto in azienda la consapevolezza del monitoraggio continuo. La sfida prossima - dice Patelli - è la manutenzione predittiva.
A chiudere due sintetiche riflessioni. Marini (già ricordato) invita a farsi le domande giuste, a definire gli obiettivi possibili, a ragionare attorno a quel che si vuole. Daniele Peli (di Intred spa) da un alert alle aziende: alibi non c’è ne sono più: praticamente la nostra provincia è coperta dalla Bul-banda ultralarga. Adesso tocca alle aziende (e alle famiglie) decidere se collegarsi. Va da sè che, senza Bul, non c’è 4.0 che tenga.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato