In 2 ore sul camion: la sfida di Cembre è «consegnare presto»
In attesa di vedere come sarà il Parco delle Cave, la cosa più attrattiva su via Serenissima è la sede della Cembre. Bella fuori e bella dentro. Un sito spettacolare. 50 mila metri coperti (ma a primavera verrà pronto un nuovo capannone da 4500 mq su 2 piani e c’è area aggiuntiva per i prossimi sperabili sviluppi) che testimoniano della crescita di un’azienda nata nel 1969 (Cembre, acronimo di Costruzioni elettromeccaniche bresciane), fondata da Carlo Rosani per produrre connettori elettrici e accessori, quotata in Borsa dal 1997, oggi leader in Europa el settore con 122 milioni di ricavi (dati 2016), stabilimento, oltre che a Brescia, a Birmigham (UK), e commerciali in Francia, Spagna, Germania e Usa. 696 addetti complessivi di cui 450 qui in città, in via Serenissima.
Connettori elettrici e accessori, in realtà è una definizione che va un po’ stretta alla Cembre. Vero è che il focus è quello, ma i cosiddetti accessori stanno accrescendo peso anno dopo anno. E mi pare sia questa una delle chiavi per capire la crescita solida e costante, con passo da montanaro verrebbe da dire: del +54% mediamente l’anno a partire dal 2001, praticamente mai una flessione ad eccezione del 2009 - l’anno orribile - che segna l’inizio della crisi. Ma non qui. Ci si è rialzati subito (senza cig) e, passo dopo passo, si è arrivati ai 122 milioni del 2016 e con un +8% nei primi sei mesi del 2017.
No sexy? No, non si può dire che la produzione originaria di Cembre sia, per così dire, particolarmente sexy: connettori elettrici, capicorda, tubetti terminali, morsetti, partitori bipolari. Tutta roba che a che fare con elettricisti e industrie annesse, del ferroviario in particolare. Poi ci sono gli accessori professionali, in particolare per chi lavora sulle rotaie ferroviarie. E qui, dal 2013, ogni anno è uno sfornare prodotti nuovi, cose che a noi normali frequentatori dei vari brico non capitano sotto gli occhi: troncatrice automatica per rotaie, stampante a trasferimento termico, pompa elettrooleodinamica, utensili speciali a batteria.
È un mondo che si apre e che ha variabili quasi infinite: «Nel 2016 - commenta Giovanni Rosani, amministratore delegato e guida dell’azienda dopo la morte del padre, sette anni fa - abbiamo venduto prodotti con oltre 12 mila codici diversi. In magazzino abbiamo 10.500 prodotti in pronta consegna. Se un ordine arriva entro le 15 - ecco la sfida - entro le 17 deve essere sul camion. La velocità di consegna è un asset, un valore, un vantaggio competitivo». E qui sta la seconda chiave che spiega la crescita: la logistica.
Nel 1998 - ripeto: 1998 - in Cembre hanno avviato il primo magazzino automatico. Nel 2012 ne hanno fatto uno nuovo a 4 corsie con 44 mila contenitori. Adesso, con un altro milione e mezzo, lo stanno ampliando a sei corsie con 62 mila contenitori e robot di carico e scarico praticamente senza errore: il margine ammesso è dello 0,008%, 80 errori ogni milione di operazioni.
Transfer e stampante 3D. Poi ci sono ovviamente gli investimenti più classici. In chiave 4.0, Giovanni Rosani segnala (altro 1,5 milione di investimento) una macchina transfer della Gnutti con 4 stazioni e 16 utensili che si riattrezza senza fermi. Decisamente più contenuto (328 mila euro, precisa l’ingegner Rosani) l’investimento per una stampante 3D HP per prototipi e piccoli lotti per stampare componenti in plastica, un modo per velocizzare la messa sul mercato di nuovi prodotti in attesa degli stampi. «Per la crescita ci affidiamo a nuovi prodotti - dice sempre Rosani - e siamo costanti negli investimenti (45 milioni negli ultimi 5 anni) e nei controlli di qualità: il 95% di quel che vendiamo lo facciamo al nostro interno perchè solo in questo modo possiamo controllare l’intero ciclo».
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