GdB & Futura

Alla scoperta degli oggetti intelligenti con lo IoT

È uno dei pilastri del 4.0, sensori di tutti i tipi su tutte le macchine
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Dopo aver parlato di stampante 3D (si veda il GdB di mercoledì 15 febbraio) oggi parliamo di un secondo «pilastro tecnologico» dell’acclamato paradigma Industria 4.0: Internet delle Cose, o Internet of Things (d’ora in poi, per brevità, IoT).

Già dal nome si evince l’unione di due termini apparentemente distanti a cui tutti siamo singolarmente avvezzi: Internet e Cose. Tramite l’IoT ogni oggetto (cosa) può connettersi alla rete (internet) e scambiare informazioni con gli altri oggetti circostanti.

Sensori e connessione diffusa. Come avviene la comunicazione tra gli oggetti? Grazie all’utilizzo di sensori di ogni genere (accelerometri, Gps, termometri, igrometri, …) che rilevano le informazioni necessarie, le elaborano (grazie alla presenza di microprocessori) e, grazie ad antenne e tag, le trasmettono dove richiesto. Semplice, no?

Ma quali sono i vantaggi derivanti da questa «connessione diffusa»?

Il primo beneficio è la possibilità di controllare e monitorare sempre e ovunque la posizione e lo stato di salute degli oggetti.

La logistica su tutti. Non a caso, oltre il 10% delle applicazioni ricade in ambito logistico, con obiettivi di (maggiore) tracciabilità / rintracciabilità dei prodotti. Se sostituiamo la parola «prodotti» con «macchinari», è evidente come la tecnologia possa essere applicata senza problemi anche per il controllo dello stato degli impianti produttivi delle imprese.

Un secondo elemento di interesse, a cui le imprese possono puntare riguarda la «servitizzazione» del business. Con questo (brutto, bisogna riconoscerlo) termine si intende l’approccio che porta le imprese ad offrire sempre meno prodotti fisici e sempre più "soluzioni", in cui il prodotto fisico si integra con una serie di servizi immateriali. Perché questa transizione da prodotto a soluzione possa avvenire, occorre che le informazioni legate all’utilizzo dei vari prodotti possano «ritornare» ai produttori.

Di che informazioni stiamo parlando? Tutte quelle che sono legate all’utilizzo dei prodotti. Per fare cosa? Ad esempio, non vendere più fisicamente il prodotto, bensì venderne l’utilizzo, dando al cliente l’opportunità di pagare solo in relazione all’effettivo uso (pay x use) o, addirittura, al rendimento garantito (pay x performance).

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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