«Studiate Fisica, è la strada maestra per entrare nelle aziende»
I dati non sono la soluzione di tutto, anche se sono dappertutto e, soprattutto, avere a disposizione decine di migliaia di informazioni senza che queste vengano sistematizzate e analizzate è come non averne nemmeno una. È il paradosso dei Big Data, i megadati, l'oro di questo millennio.
Volume, varietà e velocità sono le 3V che li identificano e caratterizzano e che ne fanno una scommessa il cui risultato dipende in larga parte dalla modalità con cui vengono trattati. Una volta che si capisce questo e che quel che serve è un approccio scientifico alla questione, diventa evidente come anche la fisica abbia molte carte da giocare nella partita.
«I dati sono dati - spiega Luigi Sangaletti, che dirige la Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell'Università Cattolica di Brescia - per essere analizzati occorre costruire modelli e funzioni. I fisici da sempre hanno a che fare con quantità enormi di dati: sia nel molto grande, basti pensare agli astrofisici, che nel molto piccolo, come i fisici delle particelle». Nessuna sorpresa, dunque, che in facoltà sia stato proposto un seminario, rigorosamente in inglese, per parlare di BigDataTrends2019, in cui, fra le altre relazioni, studenti e aziende (Antares, Accenture e X-Next) si sono potuti confrontare.
«Quello che ci interessa - prosegue Sangaletti - è far capire da un lato alle imprese, che il mondo della fisica c'è con le proprie competenze e capacità, e dall'altro agli studenti che oggi la fisica non può e non deve occuparsi esclusivamente di onde gravitazionali e polimeri». Il fisico? È uno al top. Nell'universo dei Big Data, il fisico rappresenta un profilo top perché assomma a sé tutte le caratteristiche indispensabili per affrontarlo: è abituato a misurarsi con problemi complessi, a sviluppare teorie e modelli predittivi, a lavorare in ambienti di ricerca internazionali, ad ideare nuove soluzione tecnologiche nell'attività di ricerca sperimentale».
In quest'ottica diventa fondamentale anche approcciarsi al pensiero computazionale, che consente di risolvere un problema pianificando una strategia. Lo ricorda Alessandro Sepe, direttore del Centro Big Data Shanghai Synchrotron Radiation Facility Chinese Academy Sciences, a Brescia appositamente per l'incontro e che ha studiato fisica in Università Cattolica. «Pensare a livelli multipli di astrazione, creare algoritmi, insegnare al nostro cervello a funzionare come fanno gli informatici - conferma - è indispensabile quando si parla di megadati».
Dato per assodato che il metodo è patrimonio anche dei fisici «resta da strutturare, ed è quello che stiamo facendo - precisa il ricercatore Claudio Giannetti - un percorso di studi che sia funzionale alle richieste del mercato». Intanto anche l'approccio del mondo imprenditoriale sta gradualmente modificando il rapporto con quello accademico, sottolinea Sangaletti infatti che «la collaborazione con le imprese non è più, diciamo così, "da terzisti", ma piuttosto da partner in progetti che ci vedono coinvolti con pari dignità, ognuno per le proprie competenze». Per info: dipartimento.mf@unicatt.it.
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