Percorsi diversi, un unico obiettivo: far crescere le aziende
Ogni azienda è storia a sè. Strategie, approcci, valutazioni se non divergenti certo non univoche. Ma l’ovvia sintesi sta nel comune obiettivo: far crescere le aziende, far sviluppare le proprie aziende. In Aib, appuntamento del roadshow nazionale che Confindustria organizza in diverse città con l’obiettivo di mettere a confronto esperienze diverse sul tema della Meccanica 4.0. «Un modo - ha sottolineato Angelo Baronchelli, vicepresidente di Aib e presidente di InnexHub che ha promosso l’incontro - per condividere le buone pratiche» ma anche per dare alcuni numeri che segnano qualche allarme.
La meccanica nazionale vale 222 miliardi per metà all’export generando un attivo dell’interscambio di 52 miliardi. Si tratta - ha rimarcato Baronchelli - di 100 mila imprese metalmeccaniche con 1,6 milioni di addetti. Numeri importanti che però registrano qualche flessione: -3,1% nella produzione nel secondo trimestre. Brescia, va detto, si difende meglio: +1% e la meccanica si conferma il settore di punta per l’occupazione: due su tre dei 144 mila addetti nel manifatturiero bresciano sono metalmeccanici.
Quanto al 4.0 diciamo che siamo agli inizi. In Italia - ha concluso Baronchelli - solo un’azienda su tre ha cominciato a chiedersi: da dove parto? E quindi si è partiti da qui facendo raccontare a quattro aziende il proprio percorso, come si sono avvicinate alle nuove tecnologie, cosa ne pensano, che pensano di fare. E guidate da Luca Orlando de Il Sole 24 Ore, le quattro aziende si sono raccontate. Mario Bonomi per la Rubinetterie Bresciane di Lumezzane-Gussago, Andrea Gavazzi della Tiesse Robot di Visano, Paolo Streparava per la Streparava di Adro e Roberto Rivetti della torinese Renishaw.
E partiamo da Roberto Rivetti. Una storia di diversificazione. Prima facevano strumenti di misura adesso fanno anche stampanti professionali 3D per metalli e polimeri. Macchine super, entry level da mezzo milione. Stampanti per fare, classicamente, dei prototipi (vedi la Poltrona Frau) e stampanti per personalizzare il prodotto. Il caso è quello di un produttore di biciclette da corsa: ogni bicicletta è un lotto 1, personalizzata. Ma - attenzione - ne fa 200 mila pezzi l’anno. Personalizzare ed essere rapidi sul mercato con nuovi modelli: due chiavi per valutare l’installazione di una stampante 3D in fabbrica.
Ma il Fisco, le agevolazioni tipo Iper e Superammortamento hanno convinto le imprese ad investire nelle tecnologie 4.0? «Convinto no, agevolato certamente sì». Mario Bonomi ha riassunto in pochi minuti i tre anni di lavoro che hanno portato ad investire 10 milioni in tecnologie e in particolare nei magazzini automatici su prodotto finito (valvole) in attesa che (a mesi) sia pronto quello delle materie prime. Il tutto servito da carrelli laser. Certo, l’agevolazione non la si butta via, «ma i progetti li avevamo prima ancor del Piano Calenda». Tema dei temi: e l’occupazione, che fine hanno fatto i 7 che lavoravano in magazzino? «Sono rimasti in azienda, qualcuno ha cambiato posizione e c’è chi ha fatto formazione».
Ma qual è l’argomento principe per vendere robot e impianti automatizzati alle Pmi con tecnologia 4.0? C’è un tema più convincente di altri? Andrea Gavazzi (Tiesse vende e prepara robot Kawasaki) ci pensa su. E quindi sottolinea l’inevitabile miglioramento del processo e del prodotto, il tema della tracciabilità è importante (basti dire che la Brembo ha 200 parametri tracciabili) e poi dice che il controllo da remoto è un tema interessante per le piccole imprese. Ovvero avere la possibilità di controllare, impianto per impianto, come va la fabbrica anche quando non si è in fabbrica. C’è qualche segno di rallentamento? Qualche segno c’è, ma per ora è contenuto ed equilibria in qualche modo un triennio fatto di corsa.
A chiudere la tavola rotonda Paolo Streparava, sei stabilimenti, 210 milioni di ricavi «che spero diventino 230 a fine 2019». Nel 2018 il gruppo (automotive) ha investito 18 milioni, «senza incentivi ne avremmo fatti 17. Si fanno investimenti se c’è un progetto, non se ci sono agevolazioni». Già, ma da dove partire? Streparava mette in allerta e getta acqua sul sacro fuoco della tecnologia ad ogni costo. «Bisogna partire dal valore che si genera in azienda. Si fa un’analisi del come sta l’azienda, si guardano le tecnologie disponibili, si fanno due conti. Genera valore investire in questa o quella tecnologia? Se sì bene, diversamente no.
«Personalmente - ha detto Paolo Streparava ribadendo un assunto che gli è caro - preferisco un’azienda lean ad una 4.0. Poi ovvio che la tecnologia serve, ma dipende da quale. Una tecnologia chiave è il sistema di raccolta dati della produzione in tempo reale in grado di misurare l’efficienza delle macchine, gli scarti i fermi eccetera. Ovvio che va installata». Tecnologia sì ma a dosi ragionate: «Non credo all’effetto marketing che una batteria di macchine 4.0 può avere sui clienti. Un’azienda lean, anche sotto questo aspetto, ha il suo bel fascino».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato