Paradossi 4.0: si cercano 100mila addetti, ma mancano tecnici
Tra professioni «tradizionali» da riconvertire al 4.0 e nuove competenze digitali che giocoforza si portano appresso mestieri neonati, il mercato del lavoro, ci chiede di essere non solo sempre più digitali ma anche e soprattutto parecchio specializzati. Tanto è vero che l’universo lavorativo, come dice l’ultimo Bollettino Excelsior di Unioncamere, fronteggia la difficoltà a scovare alcune specializzazioni. O che le aziende probabilmente faticano a intercettare.
Parrebbe uno scenario in contrasto con quella che è stata una costante dell’universo lavorativo dell’ultimo decennio, con i giovani per i quali è arduo trovare una collocazione stabile e stipendi dignitosi. Bollettino Excelsior che fotografa per il mese di settembre e per il trimestre settembre-novembre le entrate di lavoratori programmate dalle aziende e il loro fabbisogno di profili professionali (complessivamente 1.111.450 di entrate previste nel trimestre in tutta Italia, 249.290 in Lombardia) parla di una difficoltà di reperimento pari al 26% da parte delle aziende per i 415.340 lavoratori previsti in ingresso solo a settembre in tutto il Belpaese.
Bene che le aziende cerchino personale, male che non li trovino. Le ragioni di questa difficoltà possono risiedere nella necessità di correggere in parte la rotta sul fronte formativo o dell’incontro tra domanda e offerta. Se la media, registrata a settembre, della difficoltà di reperimento, è del 26%, la percentuale sale per alcune figure, dirigenti e professioni intellettuali e scientifiche di elevata specializzazione (33,4%), professioni tecniche (35,9%), artigiani e operai specializzati (35%).
Chi cerca chi? Se il focus si sposta sui giovani fino a ventinove anni, le figure che più si fatica a intercettare - la difficoltà media di reperimento è del 29%, - sono operai metalmeccanici ed elettromeccanici, tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione, progettisti e ingegneri. Ma quale è l’identikit del lavoratore che serve oggi al tessuto imprenditoriale e industriale? In primis, tra le caratteristiche più richieste, la capacità di applicare soluzioni creative e innovative, specie tra progettisti, ingegneri, dirigenti e direttori, specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche. Excelsior ha stilato anche il Bollettino dedicato alla previsione dei fabbisogni occupazionali e professionali nel Belpaese da qui al 2022.
Oggi è radicalmente mutato il panorama delle abilità richieste ai lavoratori. Che non solo devono essere sempre più 4.0 ma tendono a concentrarsi in due poli, dice il report: le figure con competenze basiche o di alto livello. Tra le professioni in cui il tasso di fabbisogno risulta più elevato ci sono gli ingegneri e i progettisti elettronici e industriali. Una domanda evidentemente spinta dalla diffusione delle tecnologie 4.0. E poi ci sono le professioni emergenti, sempre frutto dell’era digitale, come quelle associate all’utilizzo dei big data, alla cybersecurity o ai social media. I dati del progetto Wollyby, sviluppato dal centro di ricerca Crisp dell’Università di Milano Bicocca (progetto che analizza le web vacancies postate in Italia), dicono che tra i lavori emergenti ci sono il Data scientist, l’analista del cloud computing e il social media marketing.
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