Nel vigneto arrivano i sensori per misurare acqua e anidride
Sonde installate nel vigneto per monitorare le dinamiche dell'acqua nel suolo. Il che significa capire quanta acqua c'è in quel momento, la velocità con la quale viene consumata e quando è il momento di irrigare. È uno degli aspetti più innovativi di un progetto, il nome è Eso 2020, acronimo di «Essere sostenibili» che per ora è in seme e, se si concretizzerà, avrà la sua applicazione nelle vigne della Lugana in primis, quindi in Franciacorta e Valtenesi. Scrivo «in seme» perché in attesa che il progetto, presentato in regione, abbia il via libera. Ovvero i finanziamenti.
La premessa è d'obbligo prima di entrare nel merito del progetto. Perché parlare di innovazione nel mondo del vino nelle pagine dedicate all'industria 4.0? Perché l'agricoltura, e in questo caso segnatamente la viticoltura, sono universi in cui la rivoluzione 4.0 è entrata a pieno titolo. Coniugata con la sostenibilità. È quel che avviene, ad esempio e per l’appunto, con Eso 2020: partner sono alcune aziende vitivinicole, che fanno capo al Consorzio Lugana, della Franciacorta e un'impresa della Valtenesi, e quelli tecnici, ovvero Università degli Studi di Milano e di Brescia.
A raccontarci il progetto è l'agronomo Marco Tonni, di Sata Studio Agronomico. Sata che è consulente della progettualità, ne ha coordinato stesura, progettazione e presentazione alla Regione. Tra gli obiettivi vi è quello di ottenere, entra nel merito Tonni, la certificazione Equalitas, standard certificabile per il monitoraggio della sostenibilità aziendale e del vino, attraverso controlli su buone prassi di campagna e di cantina. «E tutto ciò per verificare che le scelte aziendali siano motivate e tracciabili». Lo standard Equalitas prevede che per ottenere la certificazione si debbano soddisfare alcuni requisiti. Ovvero: «Monitorare la qualità e la buona salute del terreno, monitorare l'impronta carbonica e l'impronta idrica, buone prassi comunicative e sociali».
Che cosa significano impronta carbonica e idrica? «L'impronta carbonica misura le emissioni di gas serra originate dalle attività vitivinicole e calcolate in equivalenti di anidride carbonica, con lo scopo di fornire indicazioni e rendere la produzione più sostenibile - risponde Tonni -. L'impronta carbonica si è ormai consolidata come indicatore laddove si parli di sostenibilità ambientale. Nel nostro territorio il Consorzio Franciacorta è stato il primo, dal 2011, a mettere a punto il monitoraggio dell'impronta carbonica a livello territoriale, coinvolgendo aziende consorziate.
«Esiste un calcolatore apposito a livello internazionale che è la metodologia per misurarla. Come Sata ne abbiamo messo a punto una versione per l'Italia, Ita. Ca, usato pure in Franciacorta». Il monitoraggio dell'impronta idrica, prosegue Tonni, è invece, come anticipato, l'aspetto decisamente più innovativo del progetto, anche sul fronte delle tecnologie utilizzate. E nell'ambito di questo monitoraggio, Eso 2020, anticipa l'agronomo, «ha voluto introdurre voci ulteriormente innovative, per essere ancora più sostenibili rispetto allo standard». E tra queste, l'utilizzo di sonde «per controllare la dinamica dell'acqua nel sottosuolo dei vigneti. Per capire quando è il momento di irrigare non solo osservando la pianta ma pure prevedendone il comportamento in funzione di ciò che avviene nel terreno».
Il partner tecnico in questo caso è l'Università degli Studi di Milano. Ma pure innovativa, tra le voci della progettualità aggiunge Tonni, «è il controllo della qualità delle acque reflue che escono dalle cantine. Partner tecnico su questo fronte è l'Università degli Studi di Brescia». E terzo pilastro all'insegna dell'innovazione di Eso 2020, conclude Tonni, «è la definizione di un protocollo migliorativo per il compostaggio, ovvero per il riutilizzo delle biomasse di scarto delle aziende vitivinicole. Biomasse di scarto come le vinacce: « anziché portarle in distillazione, si potrebbero riutilizzare sotto forma di compost, con vantaggi in termini ambientali».
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