GdB & Futura

La rivoluzione 4.0 riguarda tutti, in fabbrica e a casa

Il tour GdB Da Vinci 4.0 al Cfp Vantini di Rezzato: 53 giovani hanno dialogato con Massimo Temporelli
  • Fare squadra. Alunni di classi e indirizzi differenti insieme in aula
    Quarta tappa del Da Vinci 4.0 al Cfp Vantini di Rezzato
  • Quarta tappa del Da Vinci 4.0 al Cfp Vantini di Rezzato
    Quarta tappa del Da Vinci 4.0 al Cfp Vantini di Rezzato
  • Quarta tappa del Da Vinci 4.0 al Cfp Vantini di Rezzato
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  • Quarta tappa del Da Vinci 4.0 al Cfp Vantini di Rezzato
    Quarta tappa del Da Vinci 4.0 al Cfp Vantini di Rezzato
  • Quarta tappa del Da Vinci 4.0 al Cfp Vantini di Rezzato
    Quarta tappa del Da Vinci 4.0 al Cfp Vantini di Rezzato
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Viene chiamata quarta rivoluzione industriale perché prima di essa ce ne sono state altre tre. Ovvio? Non per forza: spesso si finisce per non far caso alle parole che si usano e se ne perde il significato pieno. Dentro alla sigla 4.0, che ormai mastichiamo nella nostra quotidianità, si celano ben 250 anni di evoluzione umana. Questo il punto di partenza dal quale Massimo Temporelli, fisico, imprenditore e divulgatore scientifico, è salpato insieme agli studenti del Centro di formazione professionale Vantini di Rezzato, meta della quarta tappa del progetto Da Vinci 4.0.

«La prima rivoluzione industriale si sviluppò in Inghilterra grazie all’avvento del vapore e delle prime macchine che sostituirono, o affiancarono, l’uomo in determinati lavori - spiega Temporelli, guru del progetto promosso dal Giornale di Brescia e organizzato in collaborazione con Talent Garden e The FabLab -. Nella seconda rivoluzione invece, con l’ausilio dell’elettricità, le industrie cominciarono a produrre seguendo il modello di catena di montaggio ideato da Taylor e concretizzato da Ford, un modello che perdura ancora oggi all’interno delle fabbriche».

 

DA VINCI 4.0, TAPPA A REZZATO

 

La terza rivoluzione invece è quella che ai più sfugge, pur avendola vissuta tutti ed essendo sotto diversi punti di vista ancora in corso. È l’avvento del digitale nella vita delle persone, «con lo smartphone che è l’apice del personal computing» evidenzia il divulgatore scientifico, e in quella delle imprese. «La digitalizzazione dei processi produttivi e l’automazione sono infatti già avvenute o quantomeno sarebbero dovute avvenire - conferma -. Parlare di 4.0, cioè della quarta rivoluzione industriale che stiamo affrontando, ha un significato perciò ben diverso».

Per spiegare in cosa consista, Temporelli usa la locuzione «from bits to atom», «perché adesso l’obiettivo è quello di portare i dati nel mondo delle cose, trasferendo i bit negli atomi». Un esempio può rendere al meglio la complessità della trasformazione, definita non a caso rivoluzione dato che stravolgerà tutti gli ambiti di vita degli esseri umani. «Si pensi ad una stampante 3d, la quale può produrre un medesimo oggetto in qualsiasi parte del mondo perché questo è stato digitalizzato, trasformato in un file - racconta -. La portata di tale trasformazione è immensa, perché annullando i confini spaziali e i tempi di produzione si crea un nuovo paradigma».

Ma oltre alla stampa 3d ci sono e ci saranno numerose altre tecnologie che stravolgeranno la vita e il lavoro degli essere umani, dall’intelligenza artificiale alla blockchain passando per Internet of things. Chiedere ai ragazzi del Vantini per credere: proprio loro hanno visto Temporelli accendere e spegnere la luce del salotto di casa sua semplicemente parlando con l’assistente vocale dello smartphone. Perché il fine ultimo della tecnologia è semplificare la vita delle persone nella quotidianità, così come migliorare la produttività e quindi la marginalità di un’azienda. «Questo è il mondo in cui andremo a vivere, in cui molte persone già vivono - spiega Temporelli -. L’uomo ha sperimentato diverse rivoluzioni in diversi periodi storici. Oggi siamo nel pieno di un cambiamento, dobbiamo saperne cogliere le potenzialità e le opportunità».

Programmare un robot o utilizzare la stampante 3d serve proprio a questo. Usare la carica rivoluzionaria a proprio favore, evitando i rischi e prendendo il massimo che il digitale e la tecnologia possono offrire. Anche solo per sconfiggere la paura che i robot possano rubarci il lavoro e riuscire ad andare oltre. Direzione: il lavoro di domani.

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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