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L’oro e i dati: corsa, rischi e opportunità per le aziende

Alla facoltà di Economia il meeting di Ibs Consulting e Smae nell’ambito degli incontri Impresa 4.0
I dati, il nuovo oro
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Per iniziare bisogna partire dalla fine. A conclusione dell'incontro organizzato dalla Ibs Consulting di Alberto Bertolotti e dalla Smae, la Scuola di Alta Formazione dell'università di Brescia, il direttore di quest'ultima Mario Mazzoleni ha salutato il pubblico aprendo la porta agli sviluppi dei prossimi anni.

«Oggi si è parlato di dati e di come questi costituiscano in qualche modo il nuovo oro - le sue parole -. Come successo però con l'oro in passato, questa opportunità di miglioramento si accompagna a criticità, persino scontri, e per quanto già molto sia stato fatto nel campo dei dati non dobbiamo dimenticarci che siamo solo al principio del percorso, con enormi potenzialità ancora da sviluppare».

 

  • Big data in università per GdB Da Vinci 4.0
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Effettivamente ci rende conto di quanto ampio possa essere il campo di applicazione e l'utilizzo dei dati semplicemente guardandosi attorno «venendo a conoscenza di progetti imprevedibili, che vanno anche al di là della nostra immaginazione - ha confermato Bertolotti, ceo e fondatore di Ibs Consulting, società di consulenza finanziaria e gestionale specializzata nel campo della finanza agevolata -. Ciònonostante esiste ancora un gap da colmare che appare evidente nel momento in cui si guarda all'interno delle nostre medie imprese, nelle quali spesso manca ancora la figura del cfo».

Durante il faccia nella sede di corso Mameli della Statale, che rientra nell'ambito del progetto Impresa 4.0 del Giornale di Brescia, imprenditori e specialisti del dato hanno mostrato perchè sia necessario porre immediatamente rimedio a tale lacuna, sia che ci si muova nell'orizzonte manifatturiero sia che il proprio business sia quello dei servizi. Il fintech automatizza processi. «Il fintech per esempio è in grado di fornire servizi automatizzando processi e analisi in precedenza svolti manualmente - ha spiegato il direttore generale di Italia Fintech Marta Ghiglioni -. Tale approccio al mondo della finanza è cresciuto molto nel mondo soprattutto in Asia, dove è addirittura possibile pagare l'elemosina attraverso un qr code, e in Europa si sta cercando di creare ecosistema».

In questo contesto l'Italia assume un ruolo del tutto peculiare a causa del proprio contesto economico formato prevalentemente da Pmi. «Non si pensi però che la trasformazione digitale sia un gioco, oggi qui è un fattore di emergenza e competitivo - ha detto il fondatore e ceo di Neosperience spa Luigi Linotto, alla guida di una società specializzata (quotata da qualche mese all’Aim con performance sorprendenti) nel fornire servizi basati sull'analisi dei dati al fine di aumentare l'engagement coi clienti e il brand di un'azienda-. Senza dati per esempio non ci si può affacciare sui mercati internazionali».

Lo sa bene Mario Bonomi, direttore di stabilimento della Rubinetterie Bresciane Bonomi spa, così come Mario Savarese, managing director della Copan Wasp. «Grazie ai dati riusciamo ad effettuare ogni anno 350 mila analisi di campioni - ha spiegato Savarese, alla guida di un laboratorio di microbiologia completamente automatizzato e digitalizzato -. Grazie ad esse e alloro fungibilità non è impossibile già ora parlare di medicina predittiva, con algoritmi in grado di sapere esattamente quando e se una persona starà male. Per la mobilità o per le città si parla già di una rivoluzione in vista, non vedo perchè lo stesso non possa essere esteso all'organizzazione sanitaria».

Per fare ciò risulta però quanto mai centrale il ruolo delle persone. Se è vero che l'automatizzazione e la precisione fornite dai dati eliminano totalmente la necessità di un intervento umano in determinate fasi di processo «il rapporto tra imprenditori, tra lavoratori, tra collaboratori assume una nuove centralità», conferma Linotto. Ciò vale quando si parla di possibili accordi commerciali, e su questo Neosperience punta decisa attraverso la sua piattaforma cloud, così come quando ci si ritrova a dover lavorare in team verso un obiettivo comune.

«Per approcciarsi al mercato globale l'ibridazione di competenze e culture è un fattore di successo - ha confermato Savarese -. Bisogna uscire dall'ottica che il miglioramento passa unicamente dalla trasformazione del prodotto. Bisogna investire nelle persone, cercando di attrarre talenti da tutto il mondo». E in questo gioco non si può sbagliare. «L'ondata forte di digitalizzazione innescata dai piani governativi 4.0 ha infatti comportato grandi spese in tecnologia - le parole dell'Industrial Iot manager del gruppo Sme.Up Stefano Bosotti -, ma molti hanno fatto questo passo solo per ricevere la "patacca" dell'iper ammortamento».

Ora che il dato c'è bisogna avere la capacità di saperlo usare così come di difenderlo se necessario e sotto questo punto di vista la soluzione è una e una sola. Le aziende devono avere al loro interno persone in grado di saper dialogare con le macchine e di prendere dalle stesse ciò che serve realmente per un sviluppo redditivo e sostenibile. «La formazione ha infatti assunto un ruolo ancora più decisivo - ha evidenziato Bonomi -, un investimento fondamentale, se non addirittura il prioritario, per il benessere del business».

Così facendo algoritmi ed uomini potranno andare a braccetto nel futuro, i primi al servizio dei secondi, per costruire un futuro che ancora oggi è ben lontano dall'esistere. L'immaginazione corre oltre il tempo. «Crediamo nelle potenzialità dell'algoritmo ma ci dimentichiamo che i primi a servire siamo noi stessi - ha concluso Mazzoleni -. Abbiamo appena iniziato a scavare nella miniera dei dati e per farlo ci serve l'intelligenza umana».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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