Inutile avere macchinari nuovi se gli operai non li sanno usare

Le aziende, grazie agli incentivi per l'industria 4.0 messi in campo in questi anni dai governi, hanno investito parecchio in nuovi macchinari, software, reti. Il super e iper ammortamento hanno introdotto agevolazioni di peso per l'acquisto di beni strumentali nuovi o funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dell'industria in chiave 4.0.
«Ma il paradosso - ci dice Matteo Marcolini, responsabile delle filiali Randstad di Brescia, Sarezzo e Desenzano - è che capita che non abbiano operai specializzati a sufficienza per farli funzionare. E stiamo parlando di macchinari molto importanti, dal punto di vista degli investimenti e del tasso di digitalizzazione». Con Marcolini, il discorso torna alla necessità di mettere maggiormente in asse mondo del lavoro e scuola, perché se, da osservatori privilegiati quali le agenzie del lavoro sono, si ribadisce che le imprese, in particolare nei distretti a forte dna manifatturiero, non riescono a coprire tutto il fabbisogno di figure tecniche, come i periti e gli ingegneri, è evidente che mettere maggiormente vis à vis imprenditori e universo scolastico (ancor più di quanto lo si stia facendo con l'alternanza scuola lavoro e altri percorsi) è conditio sine qua non.
Come lo è altrettanto il reskilling, ovvero l'aggiornamento delle competenze in chiave digitale, perché tutto, dall'ufficio alla catena produttiva tout court, funziona per algoritmi sempre più complessi.
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