Intelligenza artificiale: idee take away per imprese tenaci

Un disastro, una tragedia, un’apocalisse. A dar credito (e ne hanno, intendiamoci) alle previsioni prossime venture su quel che sta per arrivarci addosso non si capisce come possiamo andare a dormire tranquilli la sera. Con l’A.I. - l’Intelligenza Artificiale - il mondo sarà squassato. Per dire: questo software che autoimpara e che sta un po’ alla base dell’auto a guida autonoma (ma è solo un esempio) manderà a casa, solo negli Stati Uniti, 25 mila addetti (al mese) dell’industria dell’auto.

Il commercio (con l’online e con gli affinamenti che stanno arrivando) sbaraccherà metà almeno dei market; le auto, altro esempio, facile che fra qualche anno le si comprerà online (già accade da qualche parte) e buonanotte ai commerciali degli autosaloni. Per non parlare delle implicazioni in medicina o nella scuola (lezioni on line con programmi A.I.).

«Voi siete i miei creatori, ma io sono il vostro padrone». Così parla l’Intelligenza Artificiale. «Una nuova forma di vita che riscrive il software», ha detto e ripetuto George Bonatsos, il consulente canadese che con Alfredo Rabaiotti della Becom, ha tenuto nei giorni scorsi in sala Libretti un incontro sul tema «Intelligenza Artificiale. Close the gap». Come fare, appunto, a colmare il divario. Domanda che, soprattutto le Pmi, è bene si facciano. Becom ha una sua idea: «Il Business process management 2.0 salverà le Pmi». Speriamo, facciamo il tifo.

E quindi il tema dell’incontro, che ha visto anche la presenza in sala di alcuni imprenditori che hanno adottato il Bpm 2.0, è stato un poì questo: come attrezzarci in vista dello tsunami? Naturalmente, spiegare-illustrare-dettagliare il metodo ha una sua complessità. Idee, suggerimenti, pensieri take away, da portare a casa. Anzitutto consapevolezza. Sapere bene com’è fatta la fabbrica oggi, punti di forza, punti di debolezza. Avere il coraggio di fare un check up (a proposito: Becom con il Csmt ve ne fa uno gratis, un audit in azienda e poi liberi voi di farlo più approfondito).

Anamnesi della quotidianità avendo al centro un’idea quasi banale: l’A.I. la batti con l’Intelligenza Umana, ovvero con il preliminare coinvolgimento di chi ti sta intorno, di chi lavora con te. E quindi serve: condividere con lo staff quella che si chiama vision; lo staff determina un responsabile per ogni area; si codificano i processi per come oggi sono applicati; i manager analizzano la qualità del lavoro e solo alla fine - attenzione - l’imprenditore valuta le performance, ovvero quello che si è fatto.

In sostanza e per dirla in parole appena appena più sofisticate: bisogna codificare il know how aziendale, centralizzare le informazioni, arrivare quindi a capire il profitto in tempo reale. Rispetto alla tradizionale configurazione di molte Pmi serve ribaltare la frittata, a rovesciare la piramide. Bello a dirsi ma non è neppure impossibile a farsi. Anche perchè l’intervento riorganizzativo si fa per fasi, partendo dalla situazione che chiede più immediatezza. La Cropelli di Palazzolo (stampi) o la Maranta (torneria) di Concesio, per fare due citazioni, attestano la qualità della procedura, la sua efficacia, la semplicità. Gran dibattito in sala a fine chiacchierata. Il Medioevo dell’A.I. non è scontato.