«Il prodotto al centro»: Mondini fuori dal coro del 4.0

Quest’anno fanno 45. Quarantacinque anni dalla fondazione della G.Mondini spa di Cologne. G. come Giovanni, il fondatore ed oggi patron che guida l’azienda con i quattro figli e la moglie. Dosatrici e confezionatrici automatiche, recita la ragione sociale dell’azienda di Cologne che nel 2015 ha fatturato 76 milioni (90% export) con 170 addetti diretti, una ventina dei quali (stante il mercato mondiale) permanentemente distaccati oltrefrontiera a seguire clienti e installare nuove macchine.
Un gioiellino di tecnologia e redditività e che continua a voler restare azienda famigliare, «anche se - taglia corto il patron - c’è la fila di gente che vorrebbe comprarci».
È un passaggio interessante questo di Cologne. E l’Industria 4.0 c’entra sì, ma fino a pagina uno. C’entra perché alcune delle tecnologie e procedure classicamente 4.0 qui le fanno da tempo, ma il passaggio interessante cui si diceva è su qualcosa che va oltre (o viene prima) del 4.0. Ed è una cosa che si chiama - semplicemente - prodotto. Uno dei rischi che si corrono nel parlare di 4.0 è che si va a finire quasi sempre sul processo (automazione, semplificazione, analisi ma tutto o quasi in chiave, ripeto, di processo).
Giovanni Mondini esce dal coro: «È il prodotto che fa la differenza, è l’idea che ti distingue dai concorrenti». Per capire bene la forza di questa affermazione, due parole su quel che fa la Mondini. Confezionatrici e dosatrici. Tutti i grandi marchi della distribuzione commerciale sono clienti: Findus, Esselunga, Lavazza, Buitoni, Kraft, Barilla, Nestlè solo per citare nomi conosciuti in Italia. Dove c’è qualcosa da confezionare, inscatolare, dosare, mettere su vassoio, in un vasetto o in una busta eccetera, c’è una macchina Mondini.
Una storia di primati, nata dall’intuizione di Giovanni Mondini, niente laurea o diploma salvo quello delle "avviamento", come un tempo si chiamavano le medie prima che le medie arrivassero.
Ed è in questo voler essere primi che sta un po’ la chiave del successo: «Siamo noi che proponiamo al cliente nuove macchine, da sempre - dice Mondini - siamo noi a fare il primo passo e proporre un nuovo prodotto. È l’innovazione che sta dentro queste macchine che fa la differenza», dice serio mentre guarda una linea da 40 metri che ha dentro - e qui sorride - 42 chilometri di fili.
«Ma il risultato - chiude Mondini - viene se c’è un sacrificio a monte» che si legge come dedizione, passione, utili reinvestiti. Ed è una chiusura che si lega perfettamente (così io la leggo) con quanto dice Satoshi Kuroiawa, il giapponese-guru della fabbrica automatizzata che solo in apparenza è in contraddizione con quanto dice Mondini: «La genialità da sola non basta. Servono sforzi continui ed innovazione». E ditemi voi se dicendo queste parola il giapponese-guru non aveva davanti il signor G. Mondini...
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