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Agricoltura: innovazione e investimenti in chiave 4.0

La sfida dell’Osservatorio (con «motore» bresciano) per lo Smart AgriFood, punto di riferimento in Italia per le innovazioni digitali
Smart AgriFood è frutto della sinergia tra Università di Brescia e Politecnico di Milano - © www.giornaledibrescia.it
Smart AgriFood è frutto della sinergia tra Università di Brescia e Politecnico di Milano - © www.giornaledibrescia.it
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Il Piano nazionale sull’innovazione digitale, «Industria 4.0», ha anche un’anima agricola. Meno nota, ma altrettanto dirompente. L’agricoltura del futuro - chiamata per assonanza «4.0» - ha molto da guadagnare, in tutti i sensi, dal digitale. Almeno questo è quello che intende dimostrare il neonato Osservatorio per lo Smart AgriFood, punto di riferimento in Italia per comprendere in profondità le innovazioni digitali che stanno trasformando la filiera agricola e agro-alimentare, unificando le principali competenze, economico-gestionali, tecnologiche e tecniche.

È uno dei primi centri di competenze del settore in Europa, uno dei pochi in Italia a non esser sovvenzionato da finanziamenti pubblici, ma da aziende private, che ne ottengono servizi, ricerche e progetti. Ha un motore genuinamente lombardo: è frutto di una collaborazione tra Università di Brescia e Politecnico di Milano, che consolida il modello degli Osservatori sulla digital innovation. A dirigerlo Filippo Renga (cremonese doc) e Andrea Bacchetti (bresciano doc).

«La filiera agricola ed agro-alimentare aumenterà la propria competitività e trasparenza grazie alle tecnologie digitali - garantisce Renga, che rappresenta la School of Management del Politecnico - tramite l’accresciuta interconnessione e cooperazione delle risorse che vi operano (asset fisici, persone e informazioni)». Bacchetti, esperto di «industria 4.0» dentro al Laboratorio Rise (Research & innovation for smart enterprises) dell’ateneo bresciano, spiega che il nuovo paradigma digitale è un tema molto concreto: «grazie all’applicazione dell’Internet of Things a macchine e attrezzi, edifici e terreni potremo migliorare condizioni di lavoro, resa e qualità produttiva, efficienza e sostenibilità delle coltivazioni».

La vera sfida sta nella capacità di raccogliere, integrare ed elaborare in modo efficace la mole di dati a disposizione. «Abbiamo chiamato uno dei nostri tavoli di lavoro "Il potere passa dai dati" - ci tiene a dire - perché il futuro della filiera, soprattutto per le microimprese, sarà quello di comunicare tra di loro per avere più informazioni a supporto delle decisioni, definendo ovviamente il tema della proprietà dei dati». Digitalizzazione, tracciabilità, precisione, qualità ambientale e alimentare e Iol sono i termini-chiave per avviare la rivoluzione 4.0 in agricoltura, da applicare ai principali comparti, come il vitivinicolo e il lattiero-caseario.

L’Osservatorio ha un compito non facile: fare da apripista nel nostro Paese a un settore largamente polverizzato e basato sulla concretezza della terra. Anche in questo, accanto a un necessario lavoro culturale, il metodo dell’Osservatorio è pragmatico: si coinvolgono gli operatori, si raccolgono le esigenze, si analizzano i dati e si restituiscono risultati che parlano di numeri. E i frutti arrivano.

Il prossimo 25 ottobre, nel corso della Fiere Zootecniche Internazionali a Cremona, verrà presentata la prima indagine sul settore lattiero-caseario. I dati promettono di far saltare sulla sedia. «Con investimenti mirati - anticipa Renga - abbiamo calcolato oltre 100 milioni euro di risparmio l’anno nel comparto, grazie all’innovazione digitale, concentrandoci su ricetta veterinaria elettronica, registrazione dell'alimentazione animale e tracciamento dei prodotti freschi». La posta in gioco digitale prende forma: più competitività e meno costi in un sistema integrato, più trasparenza per la qualità del cibo, a tutela dei consumatori.

 

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